Mozione per il Congresso Nazionale MFE – Gorizia 11-13 marzo

Riportiamo di seguito la mozione di politica generale presentata dal Segretario e dal Presidente

Il XXV Congresso del Movimento Federalista Europeo, riunito a Gorizia l’11 – 12 – 13 marzo 2011,

ricorda

– che settant’anni fa a Ventotene fu redatto il Manifesto per un’Europa libera e unita, in cui si affermava che la linea di divisione tra conservazione e progresso passa tra nazionalismo e federalismo;

– che il Movimento federalista europeo fu fondato per affermare la priorità dell’obiettivo federalista in Europa e nel mondo;

– che l’obiettivo indicato nel Manifesto di Ventotene resta tuttora attuale e continua a ispirare l’azione del MFE.

Riafferma

  • che la causa principale dei mali di cui soffre il mondo sta nel fatto che la fine dell’ordine mondiale monopolare e del disegno egemonico degli Stati Uniti non è stata accompagnata dalla formazione di un nuovo ordine mondiale;
  • che la crisi finanziaria, economica, ambientale, energetica, alimentare, la proliferazione nucleare, il terrorismo e la criminalità internazionali sono problemi che non riescono ad essere affrontati alla radice, perché le organizzazioni internazionali, in primo luogo l’ONU, sono prive di un potere proprio e quindi sono paralizzate dal principio nefasto della sovranità nazionale assoluta;
  • che, a causa della contraddizione tra un mercato e una società civile che si stanno globalizzando e la politica che resta prigioniera degli schemi nazionali, le decisioni dalle quali dipende il destino dei popoli tendono a spostarsi fuori dalle istituzioni rappresentative verso attori non statali privati; ne consegue che bisogna globalizzare la democrazia prima che la globalizzazione distrugga la democrazia.
  • che anche l’UE, che pure si è spinta più avanti rispetto alle altre organizzazioni internazionali sulla via del superamento della sovranità nazionale e dell’affermazione della democrazia internazionale, non riesce a dare risposte efficaci e credibili ai maggiori problemi del nostro tempo, perché, malgrado la moneta unica, non dispone dei mezzi né per governare l’economia europea, né per parlare con una sola voce nel mondo e soprattutto per il fatto che, malgrado abbia un Parlamento eletto direttamente, i cittadini non hanno il potere di scegliere chi li governa a livello europeo;
  • che l’accentramento del potere negli Stati nazionali, che impedisce ai governi di fare fronte ai grandi problemi dai quali dipende il nostro avvenire, impedisce anche l’autogoverno regionale e locale e la trasformazione in senso federale degli Stati nazionali.

Constata

  • che in questa situazione di potere, finora subita passivamente dalle élite politiche e culturali del mondo, le energie sociali che si formano a tutti i livelli diversi da quello nazionale, prive del riferimento ad altri livelli di governo democratici e indipendenti – sul piano locale, europeo e mondiale -, non possono né manifestarsi con successo né ambire a controllare il processo storico-sociale in corso per contribuire a risolvere i grandi problemi del nostro tempo e le sfide poste dalla globalizzazione;
  • che a causa dell’impotenza dei governi e delle classi dirigenti di fronte alle sfide globali stanno prendendo il sopravvento tendenze negative, se non addirittura distruttive, nella selezione della classe politica, nella partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e nelle aspettative, specialmente nel mondo giovanile, circa il proprio futuro e il proprio lavoro;
  • che in questo quadro i governi nazionali europei, impotenti di fronte alla gravità dei problemi di dimensione europea e mondiale, non sono in grado né di assicurare l’affermazione di un nuovo modello di sviluppo, né di offrire un valido contributo per promuovere una riforma dell’ordine politico e finanziario internazionale, né di condurre politiche innovative nel campo della sicurezza militare ed ambientale. Ostinandosi a mantenere nelle loro mani il potere di decidere in settori cruciali, anche se non possono più esercitarlo in modo autonomo, essi lasciano di fatto i loro cittadini in balia delle forze non governate della globalizzazione e delle decisioni dei vecchi e nuovi poli del potere in campo economico, energetico, tecnologico e militare. Vecchi e nuovi poli che – a meno che non mutino gli equilibri di potere in modo che possano maturare le condizioni per governare il mondo in modo più giusto, democratico, pacifico ed ecologicamente sostenibile – saranno inevitabilmente indotti a cercare di conservare ed accrescere la propria condizione di superiorità economico-finanziaria, tecnologica e militare.

Ribadisce

  • che la Federazione europea cambierebbe le prospettive: a) sullo scenario internazionale, in quanto essa disporrebbe di un potere contrattuale sufficiente e credibile – sia sul terreno economico, monetario, energetico e ambientale sia su quello della sicurezza – per inserirsi nel dialogo sulla riforma dell’ordine economico e monetario e sul disarmo; b) su quello europeo in quanto aprirebbe una nuova era di sviluppo politico nella vita di tutti gli europei;
  • che, proprio in quanto scopo ultimo della lotta federalista resta la Federazione mondiale, il federalismo non potrà dirsi davvero realizzato finché le istituzioni federali non si saranno estese a tutte le regioni del mondo e al mondo intero.

In questa ottica, considerando la sfida che maggiormente incombe oggi sull’Europa, cioè la crisi economica e finanziaria, dal cui esito dipende in gran parte il futuro degli europei, il Congresso del MFE rileva

  • che oggi l’UE rischia di essere travolta dalla crisi del debito sovrano degli Stati che minaccia la sopravvivenza dell’euro e quindi dello stesso mercato unico;
  • che la radice dell’attuale debolezza europea deriva dal fatto di aver creato una moneta senza Stato e di aver dato vita ad un mercato senza governo;
  • che le istituzioni europee, create dopo la fine della seconda guerra mondiale all’ombra dell’egemonia americana, nel nuovo quadro mondiale oggi in formazione risultano inadeguate e insostenibili a causa della loro subordinazione agli Stati nazionali, del deficit democratico che le indebolisce e della loro irrilevanza sul piano internazionale;

sottolinea la contraddittoria azione dei governi

  • che da un lato sono costretti ad intervenire per sostenere i paesi in difficoltà per salvare l’euro, mentre dall’altro cercano di mantenere il controllo delle politiche economiche, fiscali e di bilancio a livello nazionale, limitandosi a rafforzare regole che tutti si sono finora dimostrati incapaci di rispettare e di far rispettare.

Constata

  • che questo atteggiamento dimostra una preoccupante mancanza di volontà politica da parte dei paesi membri dell’Unione europea, e in particolare di quelli dell’Eurozona, di proseguire sulla strada della creazione di un potere europeo sovranazionale;
  • che l’alternativa tra Federazione europea e caos non può essere ignorata, come ormai testimoniano i sempre più frequenti richiami di commentatori e politici alla necessità di un soprassalto politico, alla creazione degli Stati Uniti d’Europa, all’unione fiscale federale e così via.

Pertanto il MFE ribadisce il proprio sostegno a tutte quelle iniziative che sono rivolte ad accrescere la solidarietà tra i paesi membri, a rafforzare il quadro di integrazione a livello europeo e a impedirne la disgregazione, a decidere con il voto non solo i rappresentanti nel Parlamento europeo, ma anche i responsabili del governo dell’Unione europea, a partire dall’elezione del Presidente della Commissione, quali

  • sul terreno economico e finanziario:

a) l’evoluzione del patto di stabilità nella direzione di un coordinamento vincolante delle politiche di bilancio degli Stati membri dell’Eurozona, intesa come sviluppo dell’iniziativa in corso del “semestre europeo di bilancio”;

b) il rafforzamento del “Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria”, varato dai paesi dell’euro nel momento più acuto della crisi greca, e la sua evoluzione in un’Agenzia federale del debito, per assicurare il rigore nella gestione delle finanze pubbliche e per consentire agli Stati indebitati di ottenere prestiti a tassi inferiori a quelli di mercato;

c) l’emissione di Union Bonds per finanziare infrastrutture ed altri investimenti di interesse comune europeo e che potrebbero essere garantiti istituendo risorse proprie dell’Unione ed in particolare la carbon tax per finanziare la ricerca e la riconversione ecologica dell’economia europea;

d) l’apertura di un dibattito sulla natura e la consistenza del bilancio dell’UE, promuovendo un’Assise dei rappresentanti dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo;

e) il rafforzamento e l’ampliamento dei compiti delle istituzioni dell’Eurogruppo;

f) la rappresentanza unica europea in seno al FMI per consentire ai paesi dell’Eurogruppo di partecipare alla riforma del sistema monetario internazionale e per promuovere il passaggio da un sistema dominato dal dollaro a un sistema multilaterale fondato su un paniere di monete – che includa anche le monete dei principali paesi emergenti –, inteso come tappa verso una moneta di riserva mondiale;

  • sul terreno della politica estera e della sicurezza:
  1. le iniziative di cooperazione strutturata a partire da Francia e Germania ;
  2. la rappresentanza unica europea in seno al Consiglio di sicurezza dell’ONU;
  • sul terreno istituzionale
  1. la maturazione della volontà politica in un primo nucleo di paesi (innanzitutto Francia, Germania e Italia) di promuovere un salto verso l’unità politica federale;

un’iniziativa rivolta ai parlamentari europei e nazionali (a partire da quelli appartenenti ai paesi dell’Eurogruppo) per porre al centro della loro agenda politica il problema dell’unione politica europea.

Ribadisce

  • che solo con la nascita della Federazione europea, gli europei potranno tornare a progettare il proprio futuro, perseguendo un nuovo modello di sviluppo ecologico e sostenibile, difendendo e aggiornando le conquiste dello stato sociale, tutelando i diritti civili, sociali e politici di ciascun individuo, contribuendo alla nascita di un ordine mondiale cooperativo, sostenendo la pace e il processo di disarmo, rafforzando le istituzioni internazionali e indicando la via per la pace mondiale;
  • che, per giungere alla formazione della Federazione europea, occorre attivare una procedura costituente pienamente democratica, alla quale siano associati i cittadini, a partire da un’avanguardia di Stati;
  • che l’obiettivo deve pertanto essere quello della convocazione di una Convenzione costituente investita del mandato di elaborare la costituzione federale; questa assise dovrà associare gli organi parlamentari e di governo dei paesi decisi ad unirsi nella Federazione insieme a rappresentanti della Commissione europea e del Parlamento europeo;
  • che questa Convenzione, diversamente da quanto previsto dal Trattato di Lisbona, che pure indica un progresso verso il superamento del metodo delle conferenze intergovernative e del monopolio dei governi sul potere di revisione dei Trattati, dovrà avere le seguenti caratteristiche:

a) il veto di uno o più Stati non potrà impedire che la Convenzione possa riunirsi e prendere le proprie decisioni

  • b) per quanto riguarda il metodo di decisione in seno a questa assemblea, si dovrà passare dal principio del consensus a quello della doppia maggioranza dei parlamentari e dei governi;
  • c) per quanto riguarda la ratifica, nei paesi che hanno dato vita ai lavori dell’organo costituente, del testo costituzionale da esso elaborato, si dovrà passare dal principio dell’unanimità a quello della maggioranza qualificata dei cittadini e degli Stati, sulla base di un referendum popolare da tenersi simultaneamente in tutti i paesi coinvolti, in modo che la costituzione federale entri in vigore negli Stati che l’hanno ratificata.

Riafferma perciò la volontà di sviluppare la campagna per la Federazione europea, e impegna i suoi organi e le sezioni

  • a promuovere tutte quelle iniziative utili a sostenere il progetto della Federazione europea e dell’iniziativa di un’avanguardia di Stati in tal senso, cui l’Italia dovrebbe partecipare attivamente;
  • a favorire le iniziative del Parlamento europeo, della Commissione o dello stesso Consiglio europeo che consentano avanzamenti del processo di unificazione federale dell’Europa;
  • ad articolare tale campagna nei confronti dell’opinione pubblica, della società civile nelle sue diverse forme organizzate, della classe politica a tutti i livelli, delle istituzioni locali, nazionali ed europee, cercando in primo luogo di stimolare la collaborazione con quelle formazioni (come per esempio il Gruppo Spinelli e l’Intergruppo federalista), dove più forte appare la coscienza della necessità di un’Europa politica;
  • a promuovere la mobilitazione dei cittadini, dei partiti e dei movimenti della società civile, sulla base di un appello rivolto al Parlamento europeo, alla Commissione e al Consiglio europeo, cominciando dal livello locale con la realizzazione del progetto “Cento Città per la Federazione europea”, per convogliare in un unico contesto le diverse iniziative adottate e far sì che le azioni locali possano diventare cumulabili tra loro, riconoscibili all’esterno, proponibili anche fuori dall’Italia, utili per costituire delle reti di contatti – incluse quelle personalità della politica e della cultura, che sempre più di frequente adottano il linguaggio federalista – e per suscitare nuove energie da impegnare in ulteriori azioni di coinvolgimento dell’opinione pubblica su scala più ampia, a partire da una “Convenzione nazionale per la Federazione europea” da tenersi entro il 2012;
  • a privilegiare nell’organizzazione di eventi locali e regionali la formula della “Convenzione dei cittadini” con l’obiettivo di suscitare un grande movimento popolare, coagulando consenso attorno alla battaglia per la Federazione europea;
  • ad adoperarsi perché il prossimo Congresso dell’UEF adotti, pur tenendo conto della specificità delle proprie organizzazioni nazionali, una campagna per la Federazione europea, che sia in grado di mobilitare un ampio schieramento di forze politiche, sociali, economiche e culturali, anche al fine di attivare l’Iniziativa dei cittadini europei, prevista dal Trattato di Lisbona, con la quale un milione di cittadini può chiedere alla Commissione di proporre un atto legislativo dell’UE;
  • a costruire, a questo fine, una rete sovranazionale costituita dalle diverse espressioni del popolo europeo che condividono l’obiettivo della Federazione europea – o che comunque vogliono promuovere progressi in questa direzione – quali coalizioni, alleanze, think tanks, associazioni e movimenti transnazionali portatori di istanze che non possono essere soddisfatte a livello nazionale, ma necessitano dell’intervento di un governo democratico dell’Unione;
  • ad assicurare il proprio sostegno a tutte quelle iniziative promosse dal WFM ed ispirate alla strategia del gradualismo costituzionale che possono prefigurare le prime istituzioni della Federazione mondiale, (quali per esempio la ratifica universale dello Statuto del Tribunale penale internazionale e la creazione di una Assemblea parlamentare dell’ONU, oltre che a campagne che contribuiscano a promuovere il disarmo, a combattere i cambiamenti climatici e ad attuare la riforma del sistema monetario internazionale);
  • a continuare sulla strada già intrapresa di una leadership collettiva e di una direzione collegiale, condizioni indispensabili per valorizzare tutte le energie e per assicurare il passaggio del testimone alle nuove generazioni di federalisti.

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