movimento federalista europeo

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Comunicato del Movimento federalista europeo

A seguito delle sorprendenti dichiarazioni del Ministro Maroni su che senso abbia rimanere oggi nell’Unione europea, il Movimento
federalista europeo ricorda che in passato l’Italia non si sarebbe salvata senza l’Europa e che nell’era della globalizzazione non c’e’
futuro per l’Italia senza l’Europa.

Non c’e’ alcuna prospettiva di progresso e di benessere al di fuori di una politica a favore di un’Europa democratica e capace di rispondere alle sfide di fronte alle quali ci troviamo.

Per questo occorre che l’Italia ed i suoi rappresentanti agiscano nel solco del federalismo europeo propugnano da Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi ed Altiero Spinelli.

Se si vuole davvero piu’ Europa occorre impegnarsi per la sua unita’ politica, non minacciare di dividerla o di uscirne. Occorre fare la
federazione europea.

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A cura dell’Ufficio stampa del Movimento Federalista Europeo

(+39) 339.1400236, (+39) 347.0359693, ufficiostampa@mfe.it

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Dichiarazione del Movimento Federalista Europeo

Lo scorso 15 marzo la Lega ha presentato una proposta di legge, rilanciata in questi giorni dalle agenzie di stampa, che prevede di mettere a disposizione delle regiioni uno “strumento agile e flessibile che possa essere impiegato a richiesta degli esecutivi regionali per far fronte alle situazioni che esigono l’attivazione del sistema di Protezione civile. L’importazione nel nostro ordinamento dell’Istituto della Guardia Nazionale permetterebbe di assicurare il soddisfacimento di queste esigenze liberando i reparti operativi delle Forze Armate da compiti di presidio del territorio dei quali sono talvolta impropriamente gravati e predisponendo uno strumento utilizzabile all’occorrenza quando il moltiplicarsi degli interventi all’estero riduca, ad esempio, le risorse organiche disponibili in patria”.

In concreto la Lega propone di creare tanti mini-eserciti regionali composti da cittadini italiani volontari, ex militari; di formare battaglioni regionali di mille uomini e donne con uniformi identiche a quelle dell’esercito, con in più un distintivo riconducibile alla specifica regione, e con a disposizione un’arma come i carabinieri; di nominare ufficiali che dovrebbero rispondere direttamente ai presidenti delle Regioni.

A questo proposito il Movimento Federalista Europeo osserva che se si vuole davvero potenziare il sistema di Protezione civile non serve allestire più strutture paramilitari regionali, bensì occorre rilanciare il progetto di organizzare un servizio civile per tutti i cittadini, obbligatorio almeno per un breve periodo della loro vita, da affiancare sia alle strutture già esistenti, sia ad altre che vadano al di là degli impieghi pensati tradizionalmente, per la gestione del territorio, dei servizi socio-sanitari, della tutela dell’ambiente e dei beni artistici e cultur ali. D’altra parte, se si vuole davvero affrontare il problema della sicurezza e della difesa, occorrerebbe trasferire la sovranità militare dal livello nazionale a quello europeo e articolare le competenze relative alla sicurezza e all’ordine pubblico su diversi livelli di governo, da quello locale a quello europeo.

L’iniziativa della Lega non serve dunque per affrontare seriamente né le sfide poste dalla protezione civile né quelle della sicurezza ma, qualora avesse successo, creerebbero le premesse per la balcanizzazione dell’Italia e per l’emarginazione delle sue regioni dall’Europa.

Nel denunciare questo pericolo, il MFE fa appello a tutte le forze politiche, sociali e morali del paese affinché l’Italia non imbocchi questa strada e ricorda che non c’è un futuro federale per l’Italia al di fuori del rilancio del progetto federale europeo. Per questo il MFE invita tutte queste forze ad unirsi per mobilitare l’opinione pubblica sul terreno del rilancio del ruolo dell’Italia per unire politicamente l’Europa, nel solco della tradizione storica risorgimentale, che vide Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi e Carlo Cattaneo impegnati nello stesso tempo per l’unità italiana e per l’unità europea; e nel solco del federalismo europeo propugnato dopo la fine della seconda guerra mondiale da Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli, che instancabilmente si batterono per realizzare la federazione europea e promuovere un ruolo di pace e giustizia dell’Europa nel mondo.

 

Presidenza nazionale: Via Schina 26 – 10144 Torino – Tel e fax 011 4732843 – Segreteria nazionale: Via Villa Glori 8 – 27100 Pavia – Tel. e fax 0382 530045 mfe@mfe.it – www.mfe.it

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COMUNICATO STAMPA DEL MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO

17 Marzo 2011 – In occasione delle celebrazioni dei 150 anni di unità nazionale, il Movimento Federalista Europeo (MFE) ricorda che sul terreno ideale, solo rilanciando e perseguendo l’impegno per l’unità politica dell’Europa le forze politiche, le istituzioni, le forze vive della società resterebbero fedeli al disegno risorgimentale di collegare il processo di unificazione nazionale all’idea dell’unità continentale. Sul piano pratico, nel mondo della globalizazione, semplicemente l’Italia, al pari degli altri Stati europei, non si salva senza la Federazione europea.

“Vale la pena a questo proposito ricordare quanto scriveva nel 1979 Mario Albertini,”afferma il Segretario Generale del MFE Franco Spoltore, “e cioè che nella Federazione europea l’Italia non perderebbe la sua indipendenza (come ritengono coloro che ignorano il federalismo), ma la affermerebbe proprio nel modo auspicato dagli artefici del Risorgimento, e in primo luogo da Mazzini, che pensarono sempre all’Italia nel quadro dell’unità europea, e mai ad una Italia che dovesse confrontarsi sul terreno della forza, con le altre nazioni europee.”

“D’altra parte,” continua Spoltore “solo perseguendo il disegno della Federazione europea sarà possibile attuare il progetto di riformare in senso federale un’Italia che finalmente non sarà più costretta a scegliere tra il mantenimento di un modello dello Stato centralistico e la sua frammentazione economica e politica, cioè il contrario del federalismo”.

In questa ottica il Comitato centrale del Movimento Federalista Europeo ha approvato il 13 marzo scorso la mozione “Per un’Italia europea”.

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A cura dell’Ufficio stampa del Movimento Federalista Europeo, (+39) 339.1400236, (+39) 347.0359693, ufficiostampa@mfe.it

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Considerazioni alla vigilia del congresso del Mfe

Un patto fra antichi e nuovi federalisti

Aprire il Movimento ai movimenti

di Pietro Caruso

La lettura dei testi di Spoltore e Pistone mi hanno spinto ad esprimere alcune considerazioni sulla linea politica del Mfe e sul dibattito precongressuale a pochi giorni dall’appuntamento di Gorizia.

Il Mfe prende atto, nella mozione di politica generale, di mantenere alto il dibattito sul federalismo mondiale. Le tradizionali battaglie del presidente Lucio Levi, fatte proprie dal Movimento dopo un dibattito mai facile, sono diventate patrimonio collettivo di tutti.Per anni sappiamo che la storia della Uef e del Wfm sono corse parallele e, sul piano di molte azioni, è ancora così.

La relazione di Spoltore aggiorna le parole d’ordine di Alternativa Europea e le traduce, secondo uno schema organizzativo noto, ad una nuova campagna per la federazione europea capace di coinvolgere almeno 100 città. Spoltore ammette che da solo il Mfe (ma anche tutta la tradizionale forza federalista affine) non è in grado di raccogliere 1 milione di firme, neppure se coinvolgesse tutte le sezioni esistenti che formano l’Uef. E’ sicuramente un passo avanti perché cambia strategia. Non si parla più dei paesi fondatori che sono, allo stato delle cose, ridotti alla metà sul piano dei convincimenti potenzialmente alleati al federalismo europeo e ammette, senza annunciarlo esplicitamente, che le iniziative di stimolo verso le istituzioni tradizionali dell’istituzionalismo europeista come finora si è conosciuto sono meritevoli di azioni concrete del Movimento.

Pistone, con l’esperienza storica maturata nelle fasi di elaborazione dei documenti del Movimento è riuscito a sostenere, anche con ardite argomentazioni, come tenere insieme le iniziative del Movimento e la riflessione strategica che fu di tipo convenzionalista e ha pervaso per molti anni la linea politica di maggioranza del Mfe.

Perché allora un gruppo di militanti e di sezioni del Mfe sono inquiete, addirittura scontente? Non è forse vero che dopo anni di dissidi acuti e profondi il Mfe sta per riunificarsi? Non è forse vero che i contrasti si ricompongono? Cosa c’è per essere non felici? La questione è di natura politica più che personale. Riguarda come orientare la vita interna ed esterna del Mfe nel XXI secolo, a settanta anni dal Manifesto di Ventotene, a 68 anni dalla sua fondazione a Milano su impulsi di un gruppo di militanti politici provenienti da posizioni eretiche rispetto ai loro mondi ideali di provenienza, ma pur sempre ispirati da un approfondimento e sviluppo di pensiero che aveva visto Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi autori di prima grandezza ed Eugenio Colorni ispiratore di una riflessione filosofica, sulla natura dell’empirismo logico e del pensiero scientifico che servirà a quel mondo minoritario, ma pure esistente, che ha sempre diffidato della partizione a destra e a sinistra di Croce nella sua interpretazione dell’idealismo. Rintracciare nella storia tutte le pulsioni del primo gruppo dirigente del Mfe fra il 1943 e il 1948 ci aiuta a comprendere come il Movimento ha vissuto epoche tormentate, anche se non prive di grandi suggestioni per il futuro.

Altiero Spinelli è stata una personalità straordinaria, inimitabile, ma pur nel disegno improntato ad un titanico sforzo tattico e strategico resta il più importante simbolo che il Mfe può facilmente riconoscere a livello italiano ed europeo. Per certi versi assomiglia, con la dovuta differenza fra i secoli un incrocio di pensiero ed azione. Una sintesi, passatemi l’esempio non completamente centrato, fra Mazzini e Garibaldi. Il suo carattere personale non era certo amabile e non solo per i militanti del Mfe, ma è “l’Apostolo”.

Mario Albertini, tecnicamente, è il vero educatore e organizzatore del Movimento per trenta anni. Il Mfe è improntato sul suo modello di riferimento e di pensiero. La sua metodicità e la profondità del suo sapere filosofico politico, un vero inventore del modello federalista, è riuscito ad attrarre alcune centinaia di giovani militanti che, nel corso del tempo, ne hanno assunto in qualche modo la forma mentis, il modo di pensare, la cautela nell’agire. Questo Mfe è n stato culturalmente parlando soprattutto “Albertiniano” e i suoi migliori dirigenti nelle generazioni over-60 anni hanno costruito una sorta di “foedus”, di patto che ha anche l’ambizione, oserei dire l’utopia, di mantenere i tratti purissimi del Mfe secondo uno schema quasi antropologico: rigore intellettuale, sacrificio della persona, coerenza del militante, scelta di vita definitiva che investe anche la famiglia del militante o la sua ostinata solitudine. Ci sono le stimmate dei rivoluzionari professionali che non usano le bombe Orsini o il pugnale nelle mani, ma vivono questo rigore. Non è un caso che l’importante struttura del collegio Ghisleri (da me studiata negli annali storici dell’università italiana) ne assume un po’  il luogo ideale.

Non è il caos estivo di Ventotene la Betlemme di questo Mfe, nè l’ormai perduto luogo del primo raduno del Mfe a Milano…ma gli istituti studi che hanno conservato la memoria del Mfe sotto l’impronta albertiniana. Oggi tutta questa eredità da sola non basta al Mfe.

Il XXI secolo impone a tutto il Mfe di tentare un salto di qualità, almeno per come concepisco l’agire politico e la capacità del pensiero di aggiornarsi. Il Mfe non deve diventare un partito politico, non credo nemmeno se fosse il Partito federalista europeo, ma deve assumere alcune caratteristiche che lo rendano “primo fra i movimenti”. Per fare questo, inevitabilmente, deve ammalgamare quei militanti che hanno una militanza politica nei partiti, nei sindacati disposti però a mantenere una primazia al Mfe e alla sua carta dei valori. La purezza del Movimento non deve degenerare in una sorta di “Heimat” del federalisti storici contro i federalisti nuovi.

Fra le cause, non di ora, della crisi di adesione e di militanza del Mfe c’è quella di non procedere ad un ricambio dei gruppi dirigenti, dalle sezioni al Comitato centrale, dalla direzione alla Segreteria con innovazioni tali da rimescolare le certezze derivate dalla diuturna regola della militanza dalla quale, dopo un lungo corso di sacrifici e di onori, spunta un “primus inter pares” ma che in realtà è uno dei trenta storici militanti espressi dalle sezioni più forti. Forti per capacità e iniziativa, ma anche per tesoro. Da questo punto di vista, nella ristretta articolazione delle trafile dirigenti ha un senso preciso se da Verona torna a Pavia la guida della segreteria e se Torino mantiene la presidenza dopo una franca discussione al proprio interno.

Ma è una scelta che ritengo difensiva.

Avendo rinunciato alla tradizionale carriera partitica e anche a quella sindacale, per motivi agli amici più cari noti, non vivo la vita quotidiana del Movimento ma la seguo praticamente ogni giorni, avendo avuto modo con franchezza di dire al più autorevole dirigente del Movimento di ora penso che sia necessario prima di dare al voto ciò che è stato predeterminato un momento ultimo di riflessione.

Dove vogliamo portare, politicamente parlando in Italia e in Europa, questo Movimento? Lo vogliamo consumare in vista di un risultato che appare non vicino se non sorretto da una catastrofe economica, politica e sociale di immani proporzioni oppure vogliamo articolarlo come, per usare una vecchia e non del tutto felice espressione, renderlo “movimento di lotta e di programma, movimento di idee e di governo”? La candidatura alla segreteria del genovese Grossi, l’eventualità che nel caso di una non unanime condivisione sul suo nome venga avanti quella di Piero Graglia, docente formato alla scuola fiorentina di Gaetano Arfè e di Giovanni Spadolini, ha davvero l’aspetto di una provocazione per la storia del Movimento. Di una insanabile frattura o è un germe del cambiamento? Io non temo il mutamento specie per il compito immane che ha il Mfe davanti a sè.

E’ vero: sarebbe un paradosso se ritrovata l’unità con gli amici pavesi si apre un’altra frattura in un’altra parte del territorio di questo Movimento…e non credo neppure che se un gruppo di amici si chiamasse da parte si potrebbe parlare di una “Sinistra del Mfe”. Solo che il Movimento è a un bivio. O è capace di trovare una nuova sintesi fra “antichi” e “moderni” federalisti o di fronte ai fraintendimenti che si sta facendo soprattutto in Italia con il microfederalismo etnico leghista e xenofobo in Europa rischiamo di continuare le nostre dispute. Lo stesso tono dei nostri documenti risente di quella dimensione proclamatoria tradizionale, dove la vecchia distinzione fra teoria e prassi risente di una dimensione ideologica più hegeliana che kantiana.

Inoltre io credo che le riflessioni avanzate sui temi dell’ambientalismo nell’analisi teorica di Guido Montani, come completamento del bagaglio federalista; il dibattito mondialista di Levi; l’incessante lavoro di persuasione di Pier Virgilio Dastoli oggi presidente del Movimento Europeo verso le leadership dei partiti ma anche della presidenza della Repubblica siano parte del bagaglio del Mfe di cui andare orgogliosi.

Nuovi quadri stanno nascendo. Da noi in Emilia-Romagna ne abbiamo le prove viventi. Molte delle cose dette da Ballerin vale la pena considerarle parte della strategia del Movimento. Igino Poggiali è una certezza delle più moderne istituzioni culturali. L’attivismo di Lamberto Zanetti nella costituzione di nuove sezioni Mfe non è un problema del partito a cui ha aderito (per altro a quanto vedo non da solo) ma di un processo che è opposto a quello che taluni dirigenti e militanti temono. L’entrismo non lo fa il Pd o Sel, se mai è il contrario perchè a quanto mi consta nessuno dei militanti che io conosco vanno davanti ai segretari nazionali o regionali o di circolo con il cappello in mano o a prendere ordini. Se mai testardamente cercando di imporli o di essere considerati come eguali nello sforzo del mutamento della Storia.

Io non so cosa succederà a Gorizia e mi auguro che questo Mfe cresca, più di ora, sano e robusto.

So che cosa rischia il Movimento e non è come teme taluno…un’altra scissione della sua storia.

Temo che il Mfe si atrofizzi su se stesso. Concepisca la sua storia come la stanca celebrazione di un rito e non riesca, neppure, a porsi quell’obiettivo di trasferimento del proprio potere simbolico ad una nuova generazione di militanti. L’esempio del turn over in Gfe in questi ultimi dieci anni dovrebbe aiutarci a riflettere. Quanti sono i giovani federalisti europei che hanno abbandonato il Movimento?

I nostri tempi sono terribili, ma non possono obbligare alla costruzione degli “uomini di ferro”. La capacità di persuasione, formazione, studio e iniziativa di ogni singolo militante va aggiornata agli strumenti e le possibilità nelle quali vive. Abbiamo bisogni di risultati.

Questo deve fare un vero gruppo dirigente. Non solo aggiornare, con la misura del pendolo, il rigore della sua storia, ma riuscire a costruirla con il racconto, con l’azione, con l’entusiasmo dei piccoli e grandi cospiratori che agiscono per il bene collettivo.

So di non essere stato breve, ma questo Movimento la discussione sa che cosa è. Il fatto che avvenga sul Forum, forse, anche questo è un segno dei tempi.

Quanti sono gli interventi non “coerenti” e “politicamente non ortodossi” che il Movimento ha raccolto nel corso dei suoi congressi? Il timore di rendere cagionevole la sua purezza è già il sintomo di una inguaribile debolezza. Una leadership politica sa convincere, sa mediare, sa guidare. Buona fortuna dunque ai vecchi federalisti, se sapranno essere anche saggi, e in bocca al lupo per i coraggiosi e generosi nuovi federalisti. Il mio cuore e la mia mente sapete ora per chi parteggia.

Pietro Caruso

Presidente della sezione Mfe di Forlì “N. S. Bargossi”.

Forlì 3 marzo 2011.

Dal Forum MFE-GFE

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DOCUMENTI CONGRESSUALI

di Piero Graglia

Viser haut et grand” – Il compito attuale del Movimento Federalista Europeo

Il XXV Congresso del Movimento Federalista Europeo, riunito a Gorizia i giorni 11-13 marzo 2011,

ricorda

  • che settant’anni fa a Ventotene venne redatto il documento Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto (Manifesto di Ventotene) in cui si indicava come nuova linea di demarcazione tra forze del progresso e forze della reazione l’adesione e il sostegno all’idea della federazione europea;
  • che il Movimento Federalista Europeo, fondato a Milano nell’agosto 1943, nacque indicando la priorità dell’obiettivo federalista per il continente europeo e successivamente, in tempi e modi diversi, fece proprio anche l’obiettivo del federalismo mondiale;
  • che l’obiettivo federalista indicato nel Manifesto di Ventotene resta attuale e urgente e continua a ispirare l’azione e la presenza del MFE sulla scena politica, culturale, sociale italiana ed europea.

Su questi presupposti irrinunciabili il Congresso ribadisce la validità dell’approccio federalista spinelliano ai problemi dell’Europa, alle sue insufficienze sul piano politico, alle sue precarietà sul piano economico e sociale.

Prende atto del fallimento del disegno di controllo multilaterale dei conflitti che gli Stati Uniti hanno cercato, dal 1989 in poi, di organizzare sulle macerie del confronto bipolare;

rileva che i molteplici problemi che si presentano con la crisi economico-finanziaria, con il dissesto ambientale, con la scarsità delle risorse rinnovabili e la carenza di fonti energetiche non possono essere trattati con soluzioni fondate su organizzazioni internazionali prive del potere di imporre la loro volontà a stati che, almeno formalmente, rimangono pienamente sovrani;

osserva con preoccupazione l’affermazione, sulla scena mondiale, di contro-poteri organizzati a livello internazionale, fondati sulla violenza e sulla sopraffazione, predicanti l’annientamento di supposti nemici assoluti, che esercitano un immenso potere economico basato su traffici illeciti e su commerci delittuosi: terrorismo internazionale di ispirazione religiosa, criminalità organizzata che si dedica al traffico di uomini e donne, sfrutta il dissesto e la povertà delle regioni del sud del mondo, si dedica al commercio di stupefacenti e di armamenti di tutti i tipi. Forze potenti, sebbene differenti e diversamente organizzate, che possono prosperare nell’assoluta incapacità degli stati di organizzare una valida rete di monitoraggio e di difesa senza rinunciare ai poteri sovrani tipici dell’organizzazione statuale otto-novecentesca.

In questo scenario, il MFE rileva come il modello democratico occidentale, che per decenni ha rappresentato la forma più evoluta e avanzata di organizzazione politica e sociale, debba essere profondamente ripensato sia al livello delle relazioni tra gli Stati, sia al livello interno, cominciando dalla regione del mondo dove più acuta si coglie la contraddizione tra la convivenza di un vecchio sistema di relazioni tra gli stati e forme nuove che cercano di affermarsi fondandosi sulla interdipendenza economica, sociale, culturale.

Il sistema democratico, peraltro, non può da solo dare risposta ai tanti failed states che costellano le regioni più arretrate e povere del mondo (come mostra ad esempio la fase di marasma che sconvolge il Nord Africa), ma necessita di una rinnovata azione che coinvolga in primis l’Unione europea, che confina con tante di queste zone, e che fondi sul federalismo internazionale la sua ispirazione.

Ripensare il sistema democratico, le sue caratteristiche, i suoi obiettivi alla luce del federalismo deve quindi essere uno dei compiti di un movimento culturalmente avanzato come il MFE.

L’Unione europea in questo scenario deve diventare l’ambito privilegiato nel quale il MFE deve progettare la sua azione. Non si tratta di accettare supinamente l’evoluzione istituzionale dell’Unione e i suoi tanti errori e timidezze, bensì di prendere atto che è all’interno dell’Unione europea che si trova l’unica assise parlamentare multinazionale che, come è noto, già nel passato e sotto la guida di Spinelli ha preso l’iniziativa di un’azione costituente. In tale assise può nascere la prossima azione costituente che risolva l’assurdità di un’Unione europea con elementi federali e un ordinamento fondato su stati formalmente sovrani in alcuni campi fondamentali. Il MFE deve stare accanto e ispirare l’azione di soggetti come il gruppo Spinelli, unica vera novità politica dell’anno trascorso. Un gruppo che non può essere in competizione con il MFE ma che semplicemente lo rafforza, rende il nome di Spinelli una bandiera internazionale, coglie e interpreta le istanze più moderne del pensiero politico del grande federalista.

Attraverso lo slancio che può dare sulla scena internazionale l’attività del gruppo Spinelli, il MFE può e deve elaborare una continua e decisa azione sui partiti esistenti, sul mondo politico e culturale, sui mezzi di informazione per proporre il messaggio innovatore di Spinelli e del federalismo, prendendo spunto dalle tante occasioni nelle quali si può applicare l’analisi federalista sulle mancanze di un governo europeo dell’economia, sull’impossibile controllo delle crisi politiche e istituzionali in Europa e fuori d’Europa, sul dilagare della sfiducia della cittadinanza nei confronti di istituzioni sempre più corrotte e sempre più incapaci di dare risposte a problemi che superano le capacità di azione dei singoli stati.

La priorità del MFE deve essere quella di accantonare l’atteggiamento autoreferenziale che ha tenuto in varie occasioni fino a oggi, abbandonare il sogno di impossibili e velleitarie iniziative costituenti di alcuni Paesi membri – il cui principale desiderio non è tanto quello di condividere e approfondire le responsabilità di governo dell’Europa quanto quello di ricondurre il sistema dell’Unione a comportamenti determinati da un gruppo di Paesi di riferimento – fare “politica” nel senso più determinato e complesso del termine.

Questo significa costituire una “rete sopranazionale” per gli Stati Uniti d’Europa costituita dalla diverse espressioni del popolo europeo che condividono l’obiettivo della Campagna per la Federazione europea.

La mobilitazione del popolo europeo e la costruzione della rete sopranazionale può avvenire attorno ad un “programma di governo per l’Europa, programma che affronti i temi urgenti del debito, dello sviluppo compatibile e della crisi sociale ed occupazionale.

Proprio su questi temi, il MFE deve rilanciare la prospettiva di trattamenti sociali minimi comuni ed omogenei nell’intera Unione, quali il reddito minimo garantito e la cittadinanza europea di residenza, tali da rendere impossibile il dumping sociale tra stati, accompagnando tale azione con la convocazione di “Convenzioni dei cittadini europei”. Si tratterà dello strumento più idoneo per costruire una nuova ampia alleanza delle forze politiche democratiche (nazionali ed europee), associazioni, sindacati della società intera e per facilitare la creazione di coalizioni costituenti ai fini di una “Iniziativa dei Cittadini Europei” la cui presentazione potrà avvenire a partire dal 25 marzo 2012.

Nel 1941 il Manifesto di Ventotene aveva definito una nuova linea di divisione tra progressisti e conservatori: è ora di applicare questa linea alla realtà politica concreta e definire il grado di progressismo e di conservazione dei vari soggetti politici del nostro Paese e degli altri Paesi europei senza avere falsi timori di urtare suscettibilità o sensibilità. Chi finge un europeismo di comodo non sarà di alcuna utilità pratica nel futuro, mentre chi crede sinceramente nel valore dell’integrazione politica del continente ed è disposto a fare un pezzo di strada con noi, verrà rafforzato dalla fine delle ambiguità e delle indecisioni.

Il Congresso concorda sul fatto che, mentre si opera per creare le condizioni di un’azione costituente all’interno del Parlamento europeo, accompagnata da una vasta mobilitazione per sensibilizzare partiti, associazioni, cittadinanza, istituzioni nazionali e locali, in una parola, il popolo europeo, ai temi della federazione europea, non deve interrompersi la pressione sul sistema dell’Unione per l’evoluzione verso forme di organizzazione prefederale.

Questo significa

  • operare per la trasformazione della attuale governance economica, incardinata nel Consiglio, in un governo europeo dell’economia impersonato dalla Commissione esecutiva responsabile di fronte al Parlamento, facendo perno sul cosiddetto Eurogruppo, menzionato anche nel Trattato di Lisbona. Ciò consentirà di aprire, in vista delle elezioni del 2014, un ampio dibattito per la nascita di un vero governo politico dell’Unione, che nasca dal voto dei cittadini europei.
  • Far leva sul riconoscimento dello stesso valore giuridico dei Trattati alla Carta dei diritti dell’Unione europea per mobilitare una vasta azione in favore della cittadinanza europea.
  • Sottoporre ogni iniziativa di governance economica organizzata dagli Stati membri al vaglio critico dell’approccio federalista. Iniziative come il coordinamento vincolante delle politiche di bilancio degli Stati membri dell’Eurozona, l’implementazione del Fondo europeo di stabilità finanziaria varato per fare fronte alla crisi greca, l’eventuale emissione di Union Bonds per sostenere investimenti infrastrutturali, hanno senso solo se si accompagnano alla formazione di un governo europeo dell’economia responsabile di fronte al Parlamento europeo, risultando altrimenti elementi di inasprimento della polemica politica tra gli stati membri e fonte di rivendicazioni di tipo neonazionalista.

Su questi presupposti, cosciente che oggi più che mai la costruzione lenta e costante dell’Unione europea si trova di fronte al bivio tra l’approfondimento e l’evoluzione in senso federalista e il ripiegamento in forme di cooperazione intergovernativa a carattere escludente, il MFE ribadisce che solo con la nascita della Federazione europea gli europei potranno tornare a guardare al loro futuro con fiducia, dando un senso all’interdipendenza che li lega e che lega il continente, ormai indissolubilmente, con il resto del mondo. Le conquiste sociali, il nostro sistema di vita, i diritti civili e politici consegnatici in dote dall’evoluzione storica del continente non possono sopravvivere nell’attuale situazione di ambiguità istituzionale, con il condominio esistente tra Unione e governi nazionali che mascheriamo con l’espressione di “sussidiarietà”.

Il MFE riafferma perciò la volontà di sviluppare la campagna per la Federazione europea, e impegna i suoi organi e le sezioni

  • a favorire quelle concrete iniziative del Parlamento europeo, della Commissione o dello stesso Consiglio europeo che consentano effettivi avanzamenti del processo di unificazione federale dell’Europa;
  • a organizzare e sostenere la “rete sopranazionale” già ricordata, intorno a un Programma di governo per l’Europa, cercando collaborazione con tutti quei soggetti che risultino sensibili al richiamo di un’azione progressista e non conservatrice.
  • ad adoperarsi perché il prossimo Congresso dell’UEF adotti, pur tenendo conto della specificità delle proprie organizzazioni nazionali, una campagna per la Federazione europea, che sia in grado di mobilitare un ampio schieramento di forze politiche, sociali, economiche e culturali, anche al fine di attivare l’Iniziativa dei cittadini europei, prevista dal Trattato di Lisbona, con la quale un milione di cittadini può chiedere alla Commissione di proporre un atto legislativo dell’UE;
  • ad assicurare il proprio sostegno a tutte quelle iniziative promosse dal WFM ed ispirate alla strategia del gradualismo costituzionale che possono prefigurare le prime istituzioni della Federazione mondiale, (quali per esempio la ratifica universale dello Statuto del Tribunale penale internazionale e la creazione di una Assemblea parlamentare dell’ONU, oltre che a campagne che contribuiscano a promuovere il disarmo, a combattere i cambiamenti climatici e ad attuare la riforma del sistema monetario internazionale);
  • a continuare sulla strada già intrapresa di una leadership collettiva e di una direzione collegiale del movimento, valorizzando tutte le anime che esprimono la storia del MFE, a partire dalle radici impostate da Spinelli e Rossi alle successive interpretazioni date da Mario Albertini.

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4 MARZO RIUNIONE  APERTA  DEL DIRETTIVO MFE ROMA

A poco piu di due settimane dal Congresso nazionale di Gorizia (11-13 marzo) la nostra azione è divenuta centrale nel dibattito congressuale e serve un ultimo sforzo per preparare al meglio un difficile congresso che potrebbe essere di svolta per l’intero movimento.

Dunque viene convocata per ven 4 marzo alle ore 17,30 la riunione mensile aperta della direzione della sezione presso la nostra sede (Piazza della libertà 13- Roma) con il seguente odg:

– Introduzione

– Relazione sull’incontro con Franco Spoltore

– Dibattito sulla linea congressuale

– Coordinamento della delegazione romana e con “quelli di Pescara”

– Varie ed eventuali

Come sempre la riunione è aperta a tutti, iscritti  e non iscritti.

Infine ricordo agli interessati che Ven 25 alle ore 15 presso la nostra sede si è tenuta la prima riunione organizzativa del Network italiano del Gruppo Spinelli, a cui hanno anche l’On. Sandro Gozi e il Sen. Roberto Di Giovan Paolo, presidenti dell’intergruppo federalista al parlamento italiano. Chi fosse interessato a far parte del network puo aderire scrivendo a gruppospinelli@hotmail.it

Come al solito tutte le info e documenti sulle numerose attività della sezione possono essere scaricati da www.mferoma.eu

Paolo Acunzo

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Relazione sul confronto di Pescara tra il MFE e il mondo della Politica

di Paolo Acunzo

Il 29 e 30 gennaio 2011 si è tenuto presso il Grand Hotel Adriatico di Montesilvano a Pescara il “Confronto MFE – Mondo della politica: Quali iniziative comuni per la Federazione europea?” promosso dai Centri regionali del MFE di Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia. I lavori sono stati aperti dal Presidente MFE – Abruzzo Damiana GUARASCIO e dalla introduzione di Paolo ACUNZO, Vice Segretario nazionale MFE, che hanno esposto lo spirito di apertura all’esterno e l’innovativa formula che anima il confronto. In particolare ci si è soffermati sul fatto che per la prima volta in vista del Congresso nazionale MFE alcuni militanti hanno tentato di coinvolgere attivamente nella definizione della linea di azione dei federalisti quella parte della società civile e del mondo politico che negli ultimi anni si è rivelata alleata strategica nella battaglia per la Federazione europea. Allo stesso tempo si è scelto una format specifico per il buon svolgimento del confronto. A ciascun relatore, infatti, sono stati concessi dieci minuti per presentare la propria proposta, dando poi la parola a tutti coloro che volessero intervenire sull’iniziativa concreta prospettata. In questo modo si è garantito un fitto scambio di opinioni e consentito di avanzare con lo stesso omogeneo trattamento idee e proposte di azioni comuni ai quasi quaranta partecipanti provenienti da tutta Italia, superando in nome della causa comune quelle possibili diffidenze che spesso separano militanti federalisti, rappresentanti delle forze politiche e della società civile.

 

Nella prima relazione Guido MONTANI, Vice Presidente UEF, ha avanzato la proposta di un Piano E per l’Unione Federale europea, conferendo un respiro europeo all’intero confronto. Nella successiva relazione Sandro GOZI, Responsabile Europa PD, ha lanciato l’idea di un Network italiano del Gruppo Spinelli in modo da riprodurre anche in Italia lo stesso schema di successo proposto dal Gruppo al Parlamento europeo: la creazione, accanto ad un nucleo di parlamentari, di una rete italiana composta da associazioni e singoli cittadini che coinvolga tutti coloro che vogliano attivamente impegnarsi per realizzare gli Stati Uniti d’Europa al fine di far sentire le proprie ragioni anche nell’ambito del dibattito politico nazionale. Tutti gli intervenuti sul tema (Grossi, Gui, Palea, Cagiano, Marsili, Musacchio, Acunzo) hanno accolto favorevolmente la proposta e si è costituito un comitato promotore a cui si può aderire scrivendo a gruppospinelli@hotmail.it. La relazione di Roberto PALEA, MFE – Torino, ha illustrato la nascita e le attività svolte in Piemonte dal Movimento dei Movimenti, proponendo un appello da presentare al Congresso di Gorizia con l’obiettivo di far adottare a livello nazionale questo valido strumento di mobilitazione nell’ambito della Campagna per la Federazione europea. Francesco GUI, MFE – Roma, riprendendo i temi presentati da alcuni federalisti in una lettera inviata a Bersani, ha lanciato una proposta verso i partiti italiani affinché facciano dell’obiettivo di una Italia europea il paradigma della loro azione politica. Gli intervenuti (Acunzo, Gozi, Musacchio, Palea, Orioli, Caloisi, Visone), benché con accenti diversi, si sono ritrovati d’accordo e hanno deciso di approfondire il tema a Gorizia anche attraverso la presentazione di un documento specifico sull’argomento. Grazia BORGNA, MFE – Torino, in dieci minuti ha svolto una puntuale relazione sul modello sociale europeo e le principali forme di protezione del lavoro in Europa che ha trovato largo consenso tra tutti gli intervenuti (Sorti, Minnetti, Musacchio, Di Bella, Gui, Longo). Nella relazione di Piergiorgio GROSSI, Segretario MFE – Genova, si sono toccati diversi aspetti riguardo la proposta del reddito minimo garantito, ipotizzando la possibilità di attivare una iniziativa legislativa dei cittadini europei insieme ad altre organizzazioni che hanno già espresso interesse sul tema. Gli interventi (Barbati, Pietrosanti, Gui, La Rocca, Sorti, Montani, Visone) hanno espresso diverse valutazioni al riguardo. Invece Roberto MUSACCHIO, Responsabile Europa SEL, ha fatto proprio il tema posto da Grossi, coincidente con la sua proposta di creare un Osservatorio europeo, nata nell’ambito del European Social Forum, che abbia come obiettivo quello di costituire delle coalizioni di scopo al fine di creare una massa critica sufficiente per la raccolta di un milione di firme in Europa necessarie per attivare l’iniziativa legislativa dei cittadini europei su proposte specifiche quali ad esempio il reddito minimo garantito, la cittadinanza europea di residenza o l’acqua pubblica. Gli intervenuti (Borgna, Acunzo, Gui) hanno apprezzato la proposta, sottolineandone anche le affinità rispetto a quella presentata da Palea. Lorenzo MARSILI, European Alternatives, ha dato informazioni sulle campagne in corso del TrasnEuropa Network e sul Festival transnazionale ad esso collegato, invitando i federalisti a fare di queste delle campagne congiunte come è gia accaduto anche in occasione della Convenzione dei cittadini europei sui beni comuni svoltasi a Roma. Jacopo BARBATI, Direzione nazionale GFE, ha esposto alcune proposte e iniziative messe in campo a livello europeo dalla JEF suscitando alcuni commenti di Montani. La prima giornata di lavoro si è conclusa con la relazione di Lamberto ZANETTI, Segretario MFE – Emilia Romagna, il quale ha tracciato un approfondito quadro sulla situazione del debito ecologico tra nord e sud del mondo e le sue possibili conseguenze planetarie nel prossimo futuro. Infine la serata si è conclusa con cena, musica e balli che hanno contribuito a creare un clima conviviale e lo scambio di opinioni tra i partecipanti.

 

I lavori della seconda giornata sono stati presieduti da Eliana CAPRETTI, Segretario MFE – Campania, e sono stati aperti dalla relazione di Pierluigi SORTI, Associazione Innovatori europei, che ha approfondito la complessa problematica riguardante la coerenza tra i sistemi contabili nazionali e i principi del bilancio europeo. Paolo ORIOLI, Comitato promotore per le Primarie, ha proposto l’idea di una formula per le primarie in Europa che coinvolga almeno i principali partiti europei nella scelta dei candidati alla Presidenza della Commissione e degli altri candidati alle elezioni europee. Gli interventi sull’argomento (Sorti, Acunzo), pur condividendo lo spirito, ne hanno evidenziato alcune problematicità nella sua pratica attuazione. Virgilio DASTOLI, Presidente MFE – Lazio e del CIME, ha esposto un primo bilancio delle Convenzione dei cittadini europei svolte sino ad ora e proposto alcuni temi su cui ne sono gia state programmate altre nel prossimo futuro. Gli interventi (Palea, Longo, Orioli) hanno sottolineato l’importanza di questo strumento per coinvolgere diversi soggetti nella Campagna per la Federazione europea, in particolare se svolte in sinergia con le altre proposte presentate da Palea, Musacchio e Longo. Maurizio GUBBIOTTI, Coordinatore della Segreteria nazionale di LegAmbiente, ha invitato i federalisti europei ad aderire ad alcune campagne sui cambiamento climatici e di continuare la lotta per lo sviluppo della democrazia sovranazionale che ha visto uniti i federalisti europei e gli ambientalisti negli ultimi anni. Gli interventi (Palea, Minnetti, Lepri, Digiacomo, Zanetti) hanno sottolineato l’importanza di queste iniziative per le sorti dell’intero pianeta. Liliana DIGIACOMO, Segretario MFE – Puglia, ha esposto le ragioni per cui il MFE dovrebbe inserire il riferimento alla terza rivoluzione industriale nei propri documenti e nella sua attuale azione politica. Gli interventi (Palea, Sorti, Zanetti) hanno riconosciuto la delicatezza dottrinale di questo nodo, ma la necessità culturale di evolvere il pensiero e l’azione federalista in questo senso. Michele BALLERIN, Segretario MFE – Cesenatico, ha proposto alcune idee per un piano europeo per lo sviluppo e ipotizzato, riprendendo alcuni spunti di Gozi, Acunzo e Gui, la creazione di un Forum dei Dipartimenti dei vari partiti che si occupano di Europa e relazioni internazionali in cui il MFE potrebbe giocare un importante ruolo politico e culturale. Gli intervenuti (Gui, Caloisi, Zanetti) hanno evidenziato l’esigenza di strutturare relazioni con il mondo dei partiti e delle fondazioni politiche. Nella relazione di Raimondo CAGIANO, Presidente CIFE, è stata analizzata la crisi di popolarità che sta vivendo la formazione europea nell’ambito accademico e l’importanza di rilanciare una formazione culturale federalista soprattutto verso le nuove generazioni, fondamentale per la piena consapevolezza del senso della cittadinanza europea. La questione è stata ripresa da Stefano PIETROSANTI, rappresentante GFE nel Forum Nazionale dei Giovani, il quale ha presentato un progetto per una scuola di politica europea mirato alla formazione e al coinvolgimento sui temi del federalismo europeo delle organizzazioni giovanili dei partiti che fanno parte del Forum. Alcide SCARABINO, Responsabile dell’Ufficio Campagne MFE – Roma, ha presentato alcune proposte a favore di nuovi diritti civili europei che i federalisti potrebbero richiedere in modo da far avvicinare alle scelte quotidiane dei cittadini le grandi visioni sul futuro dell’Europa. Infine Antonio LONGO, Coordinatore nazionale dell’Ufficio Campagne MFE, ha concluso le relazioni presentando un suo documento che sintetizza i principali punti di un programma di governo per l’Europa da porre all’attenzione del Congresso di Gorizia.

 

Nelle conclusioni Paolo ACUNZO ha ringraziato tutti i partecipanti per i preziosi contributi, si è rallegrato per il successo della formula del confronto e delle decisioni prese sulle iniziative comuni da portare avanti. Ha inoltre informato che tutti i documenti presentati e l’intera registrazione degli interventi dei due giorni di confronto saranno disponibili nell’apposita sezione creata per l’iniziativa sul sito www.mferoma.eu Infine, dando seguito allo spirito costruttivo e agli obiettivi comuni che hanno animato il confronto, ha presentato a nome del Comitato promotore il testo del cosi detto “Preambolo di Pescara” (vedi allegato) che sintetizza i temi dibattuti e le proposte maggiormente condivise tra tutti i partecipanti. L’augurio è che questo possa integrare nella forma e nei contenuti la linea di azione che verrà definita al Congresso nazionale MFE. Infatti se è vero come diceva Altiero Spinelli che “L’Europa non cade dal cielo”, altrettanto grave sarebbe perdere una occasione preziosa per rafforzare la causa della Federazione europea, non sapendo cogliere ciò che di nuovo e di positivo si è riuscito con fatica a costruire sotto lo stesso cielo.

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Il XXIII Congresso Europeo dell’UEF

si svolgerà a Bruxelles

dal 25 al 27 marzo

presso i locali del Parlamento europeo.

Per il programma, approfondimenti ed iscrizioni:  sito Union of European Federalists

Iscrizioni entro il 7 marzo.

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Contributo al dibattito per il Congresso MFE di Gorizia

A cura di Roberto Castaldi

Segretario Centro Regionale Mfe Toscana

1. Un nuovo spazio d’azione per l’azione federalista

La crisi economico-finanziaria del 2008 non aveva portato a significative proposte di riforma nell’UE, ancora impelagata nel processo di ratifica del Trattato di Lisbona. La crisi del debito sovrano, mettendo a repentaglio la stessa esistenza dell’Euro ha suscitato invece alcune reazioni, sebbene insufficienti. La primavera scorsa la Commissione ha chiesto un rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche e di bilancio; la BCE ha parlato invece di “governance economica”, chiedendo che le proposte della Commissione di sanzionare uno Stato membro potessero essere approvate a maggioranza qualificata e respinte all’unanimità, come nel processo legislativo ordinario, ma dimenticandosi completamente il Parlamento europeo. Che ha risposto rilanciando il tema delle risorse proprie rispetto al bilancio europeo.

Oggi si parla apertamente di emendare il Trattato di Lisbona. Francia e Germania vogliono rimettere mano al Patto di Stabilità. Il Parlamento europeo lavora a una proposta di Duff per creare un collegio elettorale europeo accanto a quelli attuali, che richiederebbe di aumentare il numero dei parlamentari europei, modificando il Trattato. Vediamo il frutto del nuovo meccanismo previsto da Lisbona, che amplia al Parlamento e alla Commissione la possibilità di presentare emendamenti al Trattato, avviando così la procedura di riforma per via semplificata o ordinaria – che prevede la convocazione a maggioranza semplice di una nuova Convenzione nel caso di presentazione di emendamenti molto significativi. E’ possibile che il cantiere delle riforme istituzionali, che si voleva chiuso per lungo tempo dopo Lisbona, si riapra entro questa legislatura europea. Ma è essenziale che le proposte di emendamento riguardino i nodi decisivi dell’autonomia di bilancio – risorse proprie, capacità impositiva ed eurobonds (i poteri della CECA!) –, della trasformazione della Commissione in un vero governo, dell’abolizione generalizzata dell’unanimità, della creazione di una politica estera e di difesa unica europea. Inserire questi temi nell’agenda della riforma, ovvero porre la questione del salto federale, non può essere che il nostro compito.

2. Una “sponda” istituzionale

Storicamente le campagne federaliste hanno avuto successo solo in presenza di una “sponda” nelle istituzioni europee o in qualche governo nazionale – quella che abbiamo chiamato “leadership europea occasionale”. Altrimenti non hanno raggiunto i loro obiettivi, tranne la sopravvivenza del Movimento, come nel caso del Congresso e poi del Censimento del Popolo europeo. Egualmente, le iniziative delle istituzioni europee, prive di un raccordo con le campagne popolari dei federalisti, sono fallite – come lamentava Spinelli delle iniziative di Hallstein.

La Commissione Prodi e Fischer sono state le ultime “sponde” dei federalisti, manifestatesi prima e durante la Convenzione. La creazione del Gruppo Spinelli testimonia di una volontà di battersi da parte di alcuni parlamentari europei. E la sua apertura alla società civile indica che può costituire una nuova sponda per la nostra azione. Per ora ha chiaro il nemico – l’Europa intergovernativa – e l’obiettivo ultimo della federazione, ma non si è ancora dato una strategia. Possiamo usare le nostre campagne anche per indicare i temi e le questioni su cui il Gruppo è chiamato a dare battaglia, rispetto alle due parallele questioni dell’utilizzo massimo del quadro di Lisbona – anche per mostrarne i limiti – e del suo superamento mediante la presentazione di emendamenti al Trattato che ne alterino l’impostazione, tormando a porre sul tavolo di chi partecipa all’UE l’obiettivo della Federazione, anche rispetto alle modalità di ratifica della riforma – come già accaduto a Philadelphia, e nel Progetto Spinelli del 1984.

Non va dimenticato che una nuova Convenzione convocata per discutere gli emendamenti effettivamente presentati sarebbe ben diversa dalla precedente, sostanzialmente ostaggio del Presidium e dai testi di lavoro da esso predisposti.

Ovviamente, questo implica di includere, come da tempo e da più parti richiesto, anche il Parlamento europeo tra i destinatari della Campagna per la Federazione europea e dei relativi Appelli e documenti in cui la campagna si articola – e su cui incredibilmente continua ad esserci una certa confusione sui nomi anche sul sito del MFE, nonostante i documenti approvati e l’opportuna segnalazione di Nicola Forlani qualche settimana fa. Al riguardo sarebbe forse utile predisporre una pagina della Campagna per la Federazione Europea ben visibile nella homepage del sito del MFE. Un testo rivolto essenzialmente solo a Francia e Germania può infatti essere un utile documento di pressione rispetto a tali Paesi, ma non il testo-base di una Campagna, che andrà concordata a livello europeo.

3. Le necessità di una “rottura”

L’esperienza della precedente fase di riforma istituzionale ha confermato che nell’Europa dei 27 all’unanimità nessuna riforma è possibile. L’azione per aprire una nuova fase di riforma deve essere accompagnata dalla rivendicazione che essa deve essere portata avanti anche solo da un’avanguardia di Stati se non tutti fossero disponibili al completamento dell’unità federale. E’ evidente che serve una rottura, che può essere politicamente percorribile di fronte all’opinione pubblica solo scaricandone la responsabilità su chi sta fuori. La rottura è uno strumento necessario per arrivare all’obiettivo della federazione, ma non è e non va presentato come obiettivo a sé stante.

Bisogna portare la classe politica più europeista ad accettare l’idea della necessità della rottura, ovvero mostrare l’impossibilità/inefficacia anche delle nuove procedure previste dal Trattato di Lisbona (passerelle, nuova procedura di emendamento, ecc.), che però vanno esperite per predisporre un progetto di riforma (una posta in gioco) su cui valga la pena di “rompere”. E bisogna fornire il segnale che l’opinione pubblica vuole più Europa, in una fase in cui l’euroscetticismo sembra nuovamente in ascesa, e rischia di sembrare che l’Europa sia vista più come un problema – vincoli ai bilanci nazionali – che come la soluzione.

4. Che cosa chiedere? E come?

Discende da quanto detto che nella nostra campagna uno dei punti essenziali dovrà essere l’individuazione di quali emendamenti richiedere. Sinteticamente potremmo riassumerli con:

  1. l’abolizione generalizzata dell’unanimità;

2. la trasformazione della Commissione in un vero governo;

3. l’istituzione di una fiscalità europea e di forze di sicurezza europee;

4. una norma transitoria sulla ratifica del nuovo testo mediante referendum europeo, e sua entrata in vigore tra gli Stati in cui sia stata raggiunta la maggioranza, facendo salvo l’acquis communitaire, per gli altri.

Quest’ultimo emendamento equivale di fatto a porre fin dall’inizio la rottura come strumento per la fondazione della Federazione, ma sfruttando le norme stesse del TdL.

Essendo previsto dal trattato il diritto di iniziativa popolare, presentare proposte così radicali senza quel tipo di consenso sarebbe politicamente molto debole. E’ dunque inevitabile una campagna popolare volta a raccogliere un milione di firme, senza le quali saremmo poco credibili, e soprattutto non daremmo il segnale del risveglio del popolo europeo, senza questo segnale, d’altronde, né il Parlamento né i governi si impegnerebbero in un’impresa così rivoluzionaria. Inutile sottolineare che l’impresa è estremamente ardua, ma fare la federazione europea non è mai stato un compito semplice. La crisi in corso è esistenziale e la linea d’azione volta a trovare alleanze messa positivamente in atto in Piemonte, segnala che sono possibili significative convergenze con molte forze della società civile, e certamente anche con i partiti. Se i federalisti non avranno il coraggio di battersi per raccogliere il consenso dei cittadini per il salto federale, difficilmente tale coraggio potrà averlo la classe politica nel prendere un’iniziativa adeguata al raggiungimento della Federazione europea.

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PROGRAMMA PROVVISORIO del

XXV Congresso nazionale del MFE

Gorizia – “Conference Center”, via Alviano 18

11 – 12 – 13 marzo 2011

Movimento Federalista Europeo - Congresso Nazionale 2011

SI’ ALLA FEDERAZIONE EUROPEA

Per governare l’economia europea

Per avere una politica estera e di sicurezza europea

Per uno sviluppo equo e sostenibile

Per contribuire alla pace e alla giustizia nel mondo

Programma provvisorio

Venerdì 11 marzo

Ore 10.00 Riunione del Comitato centrale per gli adempimenti precongressuali

Ore 11.00 – 13.00 Tavola rotonda: Quale Europa per affrontare le sfide della crisi economico-finanziaria

e della globalizzazione?

Presiede: – Lucio Levi, Presidente del MFE

Interventi: – Esponenti del Governo e delle istituzioni italiane ed europee

Ore 13.00 – 14.30 pausa pranzo

Ore 14.30-16.30 XXV Congresso nazionale del MFE

Presiede: Ugo Ferruta, Direzione nazionale MFE

Saluti: Esponenti di Comune, Provincia, Regione e Università

Relazioni: Lucio Levi, Presidente nazionale del MFE

Giorgio Anselmi, Segretario nazionale del MFE

Ore 17.00-20.00 Riunioni delle Commissioni

Commissione I – LA STRATEGIA PER LA FEDERAZIONE EUROPEA NELL’ATTUALE QUADRO EUROPEO E MONDIALE

Introduzioni di Sergio Pistone, Franco Spoltore, GFE

Presiede Paolo Acunzo

Commissione II – LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA E LE RISPOSTE A

LIVELLO ITALIANO, EUROPEO E MONDIALE

Introduzioni di Antonio Longo, Domenico Moro, Antonio Mosconi, GFE

Presiede Alberto Majocchi

Commissione III – IL RUOLO DELL’EUROPA NEL MONDO: EMERGENZA AMBIENTALE, DISARMO, NUOVO MODELLO DI SVILUPPO

Introduzioni di Sante Granelli, Elena Montani, Roberto Palea, GFE

Presiede Lamberto Zanetti

Commissione IV– LO STATO DEL FEDERALISMO ORGANIZZATO IN EUROPA E NEL MONDO

Introduzioni di Francesco Ferrero, Lucio Perosin, Luisa Trumellini, GFE

Presiede Rodolfo Gargano

Sabato 12 marzo

Ore 9.00 – 13.00 Seduta plenaria

Lettura dei messaggi e saluti delle organizzazioni federaliste ed europeiste

Rapporto di Matteo Roncarà, Tesoriere nazionale

Dibattito generale

Presiede Guido Montani

Ore 13.00 – Termine per la presentazione delle mozioni collegate a liste

Ore 13.00 – 14.30 Pausa pranzo

Ore 14.30 – 19.30 Seduta plenaria

Dibattito generale

Repliche

Presiedono Ruggero Del Vecchio / Raimondo Cagiano de Azevedo

Ore 19.30 – 20.30 Votazioni

Domenica 12 marzo

Ore 9.00 – 11.30 Illustrazione e votazione delle mozioni

Proclamazione degli eletti al nuovo Comitato centrale

Chiusura del Congresso

Presiede Alfonso Iozzo

Ore 11.30 – 13.00 Riunione del nuovo Comitato centrale

Comitato organizzatore:

Tel. +39 328.2621700 (Valerio Bordonaro)
+39 338.3913338 (Ugo Ferruta)
Email: gorizia@mfe.it

Per maggiori informazioni e per aggiornamenti: http://www.mfe.it/congresso2011/

Accreditamento stampa: http://www.mfe.it/congresso2011/stampa.htm

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