aprile 2012

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The Federal Committee of UEF and the Federal Committee of JEF meeting jointly in Leuven on 22 April 2012

– concerned about the persistent financial and economic crisis, and deploring the lateness and inadequacy of the measures adopted by the national and European governments;

– convinced that the debt reduction and greater budgetary discipline, although necessary, are not sufficient to guarantee a way out of the crisis;

– certain that, with an integrated European economy and a single currency, the national economic policies are totally inadequate to stimulate growth and protect future generations;

– aware that, in the absence of suitable European initiatives for development, the economic recession is bound to deepen, making the condition of the most indebted countries untenable, eroding incomes, and leading to mass unemployment and a breakdown of social cohesion;

– conscious that the crisis is not only economic, but also political and institutional, and that it cannot be tackled through intergovernmental solutions alone;

REQUEST

1 – the implementation of an environmentally and socially sustainable European development plan, in order to promote investments in infrastructures, environment and social-friendly transformation of the economic model, greater use of renewable energy sources, research and innovation ; the plan will be funded by own resources and by strongly increasing the European budget through the introduction of European taxes (such as the one on financial transactions and the one on CO2 emissions, which, will partially replace national taxes and will allow a more balanced distribution of the tax burden between different levels of government, local, regional, national and European) and the issuing of Euro-project bonds;

2- the drawing up, before the 2014 European elections, of a plan to relaunch the European constituent project, so as to resolve, without delay, the crucial problems of the democratic legitimacy of the European Union and of the government of fiscal, budgetary and monetary policies, so that the European institutions might win back the consent of the European citizens and of the international community.

WELCOME

– the current petition to the European Parliament on fiscal union launched by the Presidents of the UEF, JEF and European Movement International;

-­‐ the dissemination, in Europe, of this and other initiatives and demands put forward by organisations, personalities, and movements that support the European political union on a federal basis, along the lines of the battle that JEF and UEF, through its national, regional and local organisations, has been waging for years.

COMMIT

-­‐ to set up a task force which will be specifically required to establish contacts with the abovementioned organisations, personalities, and movements in order to organise a European Coalition for a Federal Union Now. The priority should be the coordination of the various initiatives to mobilise public opinion, to put pressure on the European and national institutions, on the governments and on the political parties, and to highlight the need to solve, at European level, the problems created by the crisis, to promote a European New Deal, and to tackle the problem of the absence, at European level, of true democratic legitimacy and capacity for democratic government.

-­‐ looks forward to organising in the autumn of 2013 a large congress of Europe’s federalist forces which will launch the European Parliamentary election campaign.

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JOINT UEF-JEF FEDERAL COMMITTEE MEETING

Leuven, 20-22 April 2012

College de Valk, Tiensestraat 41

3000 Leuven, Belgium

PROPOSAL FOR RESOLUTION “European Federalists: Time to exploit momentum”

Submitted by Michele Ciavarini Azzi

The UEF-Belgium calls on the federalists of Europe to welcome the profound changes which have taken place or are being planned in the governance of both the European Union and the Eurozone, and to exert all possible influence with the aim of guiding and developing these changes in a democratic and federal direction.

Since the Eurozone in particular is clearly moving towards an economic and fiscal union, with a more and more integrated system of government, the federalists should give their highest priority to bringing the Zone under democratic control with a full role for elected parliamentarians.

We must convince the voters that such a federal and democratic government in Europe is the only way to protect their well-being and secure their future against the challenges and crises of the modern world.

The present momentum must not be lost, but should be accelerated to drive the Eurozone towards a full, simple and efficient federal union, with an open door for other member states to join, until the Union and the Zone are one and the same, a truly united Europe.

With these aims firmly in mind, the federalist movement must now strengthen its organisation, its activities and its communication strategy and mobilise all its members and supporters in every member state to play a leading role in the great debate which will now determine the future of Europe.

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Cari amici,

 

vi ricordo che Giovedi 26 aprile, dalle ore 17,30 presso la nostra sede (Piazza della Libertà 13) è convocata la riunione aperta del direttivo del MFE Roma con il seguente odg:

– Introduzione

– Dibattito sui risultati del FC UEF (Bruxelles, 21-22 aprile)

– Aggiornamento sullo stato delle prossime attività (9 maggio, formazione, seminario pre ventotene, dibattiti, etc)

– Approvazione del bilancio 2011 della sezione

– Varie ed eventuali

 

A giovedi

Paolo Acunzo

Seg. MFE Roma

 

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Si parla, tra le altre cose, del nostro presidio a Montecitorio durante il vertice Monti-Merkel con tanto di foto.

Comuncati di Marzo UEF

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Si è svolto a Roma il 30 Marzo  alla Facoltà di Scienze Politiche-Roma Tre un dibattito sulla crisi politica ed economica dell’Unione Europea “L’Europa che vorrei”  organizzato dalla Gioventù Federalista Europea (Roma). Il dibattito è stato moderato da Luca Gramaglia e sono intervenuti  il prof. Cosimo Magazzino (docente di Politica economica Roma Tre), Stefano Milia (Segretario generale CIME), prof Carlo Curti Giardino (docente di Diritto Internazionale “Sapienza”), i rappresentanti delle liste universitarie Azione Universitaria, Lista Aperta, Studenti in Movimento e Ricomincio dagli Studenti.

Il Prof. Cosimo Magazzino ha cominciato il suo discorso affermando che la crisi economico-finanziaria è iniziata negli Stati Uniti (2007) a causa della loro politica monetaria espansiva e a causa del Boom del mercato immobiliare. Questo “squilibrio” dello stesso mercato immobiliare si è riversato sui loro titoli di stato generando gli ormai famosi “titoli tossici”  che sono poi giunti in tutto il mondo (questi titoli hanno girovagato perché c’è stata una scarsa  vigilanza bancaria), in particolar modo nell’ Unione Europea  causando il fallimento di istituti bancari ed assicurativi. Si pensava di risolvere questa crisi alla maniera  “keynesiana” aumentando il debito pubblico (il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti, individui, imprese, banche o stati esteri, che hanno sottoscritto un credito allo Stato sotto forma di obbligazioni o titoli di stato destinati a coprire il disavanzo del fabbisogno finanziario statale ovvero coprire l’eventuale deficit pubblico nel bilancio dello Stato), in realtà, secondo il Prof Magazzino, il keynesianesimo non è stata la cura per uscire dalla crisi economica, ma anzi non ha fatto che peggiorare  la situazione perché la crescita economica non c’è stata. Il debito pubblico sia nell’UE che in Italia  è aumentato nel corso degli anni (nell’UE Europea è l’ 80% del Pil, mentre in Italia è il 120% del Pil) , nell’area Euro abbiamo avuto un Pil del 3% nel 2007  e addiritura negativo -4% nel 2009 e allo stato attuale  le cose  non vanno tanto meglio. Attraverso una tabella  della “Consulting Group”  ha fatto vedere come nel nostro paese c’è  troppa e inutile spesa pubblica che è oltre il 50% del Pil , affermando che quando si spende troppo si rischia di spendere inutilmente  non facendo che aggravare  la nostra situazione. Dunque, secondo il professore, si esce dalla crisi con la diminuzione delle spese  considerate “inutili” dichiarandosi favorevole al “fiscal compact”, imposto dall’Europa, e contrario agli “eurobond” (che porterebbero ad un insanabile “debito pubblico europeo) e controllando invece  maggiormente  l’evasione fiscale.

Secondo invece Stefano Milia la crisi dell’Europa non è iniziata nel 2007, ma il 29 Maggio 2005 quando la maggior parte dei francesi (54,87 %) disse “NO” al referendum per la Costituzione Europea.  Ciò sta a significare, secondo Milia, che questa crisi non è solo una crisi economica, determinata da comportamenti economici sbagliati, ma è anche una crisi di fiducia sul futuro dell’Europa. La Francia ha dunque fatto una scelta diversa, non ha creduto in una maggiore coesione europea. Milia teme che il fiscal compact (imposto da Francia e Germania) possa avere effetti negativi su l’intera Europa ed  auspica che in futuro si possano prendere scelte  a vantaggio di tutti gli stati. Le strade per uscire dalla crisi secondo lui sono la Tobin tax  (tassa sulle transazioni finanziarie) , carbon tax (è una tassa sulle risorse energetiche che emettono biossido di carbonio nell’atmosfera), l’emissione di eurobond e la possibilità di utilizzare uno strumento contemplato nell’articolo 11 del Trattato di Lisbona ovvero l’ICE (Iniziativa Cittadini Europei): questo strumento  consente ad un milione di cittadini( a partire dal 1 Aprile 2012) di almeno sette stati dell’Ue di invitare la Commissione Europea(entro un anno) a proporre atti legislativi in settori di sua competenza, citando poi la proposta  ICE del Movimento Federalista Europeo  che consiste in un  piano di sviluppo europeo per la crescita e la piena occupazione. Ha terminato il suo intervento dicendo che ci vuole più Europa e meno stati nazionali.

L’ultimo a parlare è stato il prof Curti Giardino, il quale ha evidenziato che i semi della crisi dell’Europa non vanno ricercati né nel 2007 e né nel 2005, ma nel 1992. Il Tratto di Maastrich, firmato il 7 Febbario 1992, afferma infatti  nell’articolo 104 c, che il rapporto tra debito e Pil per gli stati dell’Unione Europea deve essere al massimo del 60%. Dunque è per colpa del  non rispetto delle regole che si è arrivati alla crisi. Il Trattato di Maastrict, oltre a quanto abbiamo già detto, prevede l’istituzione dell’Unione europea e l’ introduzione della procedura di codecisione, che conferisce al Parlamento maggiori poteri nel processo decisionale, nuove forme di cooperazione tra i governi dell’UE ( ad esempio in materia di giustizia e affari interni e in tema di politica estera e di sicurezza) e l’unificazione monetaria: dunque le premesse per una maggiore coesione europea c’erano tutte. Secondo il professore  l’Europa non è pronta per diventare uno stato,  sono ormai troppi gli stati facenti parte dell’Unione Europea a sedersi al tavolo del Consiglio Europeo, l’occasione c’era nel 2004 quando gli stati erano di meno.

Infine hanno parlato le liste universitarie, che, partendo da presupposti teorici diversi, hanno mostrato una linea comune mettendo in evidenza l’importanza  di avere un Europa sempre più coesa.

di Massimo Minnetti

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