marzo 2015

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Verso la Federazione europea e la democrazia internazionale
MOZIONE DI POLITICA GENERALE DEL MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO
XXVII CONGRESSO NAZIONALE (ANCONA, 20-22 MARZO 2015)
Preambolo
Il Movimento Federalista Europeo, dopo oltre settanta anni dalla sua fondazione, riafferma
l’attualità delle idee fondative e degli obiettivi finali del Manifesto di Ventotene. Oggi però il MFE è
chiamato ad innovare e ripensare le sue modalità di azione per riuscire finalmente a realizzare
questi obiettivi, anche attraverso nuove forme democratiche di partecipazione, dando spazio ad una
terza generazione di militanti alla guida del Movimento all’altezza delle sfide del nuovo millennio.
In un mondo dominato dalla politica nazionale, caratterizzato dalla diffusa avanzata di forze
populiste ed euroscettiche, il MFE deve aprirsi alle migliori esperienze sociali, economiche e
culturali, rilanciando nei cittadini europei la battaglia per la Federazione europea, anche tramite la
promozione di una nuova Alleanza tra tutti i movimenti europeisti e le personalità impegnate nella
costruzione di una reale Unione politica del Vecchio Continente. Per far ciò il MFE non esiterà a
discutere, promuovere e schierarsi con tutte quelle iniziative che risponderanno alla necessità del
coinvolgimento dei cittadini europei e alla creazione del consenso popolare senza i quali sarà
impossibile giungere finalmente ad una Costituzione federale e un Governo democratico europeo.
Un Movimento in movimento
Verso il futuro
Nella sua lunga storia il Movimento Federalista Europeo (MFE), grazie alle sue battaglie e alla sua
elaborazione culturale, ha contribuito in modo significativo al processo di integrazione europea: sia
mobilitandosi per sostenere i passaggi cruciali dello sviluppo politico-istituzionale, sia mantenendo
vivo l’impegno per l’obiettivo finale della Federazione europea. Per essere coerenti con
l’insegnamento di Altiero Spinelli e Mario Albertini e per riuscire ad assolvere alla funzione di
Federatore che la storia gli ha assegnato anche oggi nel nuovo contesto internazionale, il
Movimento deve essere capace di andare oltre la sua tradizione, ripensando profondamente il suo
modo di fare politica per rimanere in sintonia con i tempi moderni.
Il mondo contemporaneo è una realtà complessa e profondamente interconnessa. La globalizzazione
è un processo irreversibile. Ciò che accade in una parte del mondo ha ripercussioni anche sulle altre.
L’attuale crisi globale impone di democratizzare l’ONU, le istituzioni economiche internazionali
come il FMI e le organizzazioni regionali a partire dalla UE, per dare loro la legittimazione e il
potere necessario a governare democraticamente il processo di globalizzazione.
Il MFE è consapevole che le grandi differenze nella distribuzione delle ricchezze mondiali e la
mancanza di equità nelle politiche delle organizzazioni internazionali generano impoverimento,
ingiustizia e diffusi squilibri planetari con conseguenze talvolta violente. Come recentemente è stato
affermato da Papa Francesco: “L’iniquità è la radice di tutti i mali” e bisogna opporsi “ad
un’economia basata sulla esclusione e sull’iniquità, perché uccide”. Il Movimento è fermamente
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convinto che una reale democrazia globale è impossibile senza la solidarietà internazionale e la
giustizia sociale estese a tutti i cittadini del mondo.
In definitiva solo nella prospettiva della Federazione mondiale vi potranno essere in futuro pace,
equità e benessere duraturi per l’intera umanità. In questa ottica il MFE, sezione italiana del WFM,
conferma l’ impegno per la campagna per l’assemblea parlamentare dell’ONU e aderisce alla
settimana internazionale di mobilitazione annuale per il Parlamento mondiale giunta alla terza
edizione.
In particolare la crisi della finanza globale iniziata nel 2008 sta minando le basi del progetto
europeo ed è stata aggravata da patti e accordi intergovernativi che non sono stati legittimati
democraticamente dai cittadini, contribuendo al rapido propagarsi del populismo neo-nazionalista.
La sempre maggiore diffusione nell’opinione pubblica di sentimenti antieuropei ha reso urgente la
risoluzione delle contraddizioni insite nel disegno di un’Unione monetaria priva di una reale Unione
politica, economica e fiscale che la completi. Il MFE è consapevole che oggi la posta in gioco non
consiste unicamente nella sopravvivenza stessa del Movimento, ma senza un rapido passaggio alla
Federazione europea il processo d’integrazione è destinato ad esaurirsi.
Tutte le recenti elezioni hanno confermato la disaffezione crescente dell’opinione pubblica nei
confronti dell’attuale Europa dell’austerità. Il Movimento non può far finta di niente, ma deve
fronteggiare con coraggio questi pericoli. E’ indispensabile riconquistare l’adesione dei cittadini al
sogno europeo, ripartendo dai loro diritti ed esigenze primarie, unico modo per compiere progressi
istituzionali decisivi verso la soluzione condivisa da tutti i federalisti a favore di un governo
democratico europeo e una Costituzione federale.
Un Movimento in movimento
Verso lo sviluppo sostenibile
Uno degli strumenti principali per riconquistare alla nostra causa il consenso dei cittadini europei
consiste nel puntare sulla riduzione significativa dell’iniquità socio-economica a livello europeo,
sulla buona occupazione e sul rilancio dello sviluppo sostenibile, attraverso una vera e propria
riconversione ecologica dell’economia e della società, con piena occupazione, riprendendo un tema
sviluppato ampiamente nei lavori di Ernesto Rossi.
La riconversione ecologica è indispensabile per poter fermare la febbre del Pianeta soprattutto
attraverso la costituzione di una Organizzazione Mondiale per l’Ambiente dotata di reali poteri,
gestita da un’Alta Autorità indipendente sul modello della CECA nel processo di unificazione
europea, e che disponga di adeguate risorse finanziarie proprie derivanti da una Carbon Tax
Mondiale. Detta organizzazione mondiale costituirà lo strumento per gestire insieme le emergenze
ambientali globali e lo dovrà fare a partire dalla COP 21 che si terrà nel mese di dicembre 2015 a
Parigi.
A tal fine è indispensabile partire dal miglioramento del piano proposto dal Presidente della
Commissione Juncker affinché esso sia dotato di risorse proprie che permettano il finanziamento di
progetti creatori di nuova occupazione di qualità soprattutto per i giovani. Ad esempio la messa in
opera del piano Draghi dovrebbe permettere di aumentare le risorse e le quote di cofinanziamento
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spettanti alla BEI. Un’altra misura positiva sarebbe lo scorporo dei cofinanziamenti nazionali dei
progetti dalla regola del 3% del PIL.
In assenza di miglioramenti al piano Juncker sarà necessario insistere con il Parlamento europeo
affinché il bilancio europeo e il Fondo europeo per gli investimenti siano dotati di risorse
addizionali senza accrescere la pressione fiscale totale sui cittadini provenienti da una parte dei
proventi della tassa sulle transazioni finanziarie, da una futura carbon tax oppure da strumenti
finanziari autonomi per la zona Euro, come già proposto dal documento “Blueprint” della
Commissione. Occorrerà dunque creare consenso popolare intorno alle proposte che mirino a
migliorare il contenuto del piano Juncker affinché il Fondo europeo per gli investimenti sia in grado
di finanziare progetti europei creatori di buona occupazione, disponga progressivamente di nuove
risorse proprie e prefiguri il futuro bilancio federale a partire da paesi della zona Euro.
Per riuscirci il MFE dovrà agire congiuntamente con tutti i soggetti disponibili, a partire
dall’insieme delle forze politiche e sociali che hanno sostenuto la campagna New Deal 4 Europe,
con tutti i parlamentari che hanno sottoscritto l’ICE e aderito alla Campagna per la Federazione
Europea. L’azione del MFE inoltre andrà estesa alla realizzazione progressiva delle Unioni politica,
economica e fiscale, prendendo spunto dal rapporto presentato dai quattro Presidenti. In questo
contesto si può inquadrare il possibile utilizzo dello strumento delle petizioni al PE o qualsiasi altro
strumento capace di far lievitare quel consenso popolare che fino ad ora è mancato intorno alle
nostre tradizionali proposte.
La campagna per il New Deal dovrà essere una priorità dell’intero Movimento, superando le
contrapposizioni interne del recente passato sull’ICE che ne hanno limitato i risultati in modo che,
inserendola opportunamente nel contesto della Campagna per la Federazione Europea, “l’impegno e
gli sforzi profusi per la realizzazione dell’ICE New Deal for Europe non si disperdano e che il
network creato possa essere la base per nuove azioni nella direzione del rilancio dello sviluppo
economico e dell’occupazione, verso l’obiettivo ultimo della creazione di un bilancio federale e
dell’integrazione politica dell’Unione europea” (Direzione GFE, Firenze, 28 febbraio 2015).
Contemporaneamente il Movimento potrebbe evidenziare i “costi della non Europa” o almeno quei
privilegi fiscali grazie ai quali alcuni stati effettuano una concorrenza sleale. Denunciare le
inefficienze burocratiche che ad esempio stanno lasciando inutilizzati quasi la metà dei fondi
strutturali messi a disposizione del nostro paese con la programmazione 2007-2014, sintomo che
ancora siamo lontani dal vivere in una Italia europea.
Lo stesso metodo di mobilitazione è mutuabile per altre proposte concrete riguardanti l’Unione
energetica e altri temi come ad esempio sul reddito minimo garantito, la cittadinanza europea di
residenza, la libertà di informazione o il servizio civile europeo. Solo infatti partendo dai temi che i
cittadini sentono sulla propria pelle, ad iniziare da quelli più vicini alle giovani generazioni,
riusciremo attivamente a coinvolgere nuovi soggetti nella campagna per la Federazione europea.
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Un Movimento in movimento
Verso l’Alleanza dei federalisti
Il ruolo del MFE non può che essere quello di incubatore di idee e catalizzatore di proposte aperte a
tutti coloro che nelle istituzioni e nella società hanno compreso la necessità storica di avere una
sempre maggiore unione tra gli europei. Solo con un virtuoso effetto moltiplicatore del consenso si
riuscirà a mobilitare i cittadini verso la Federazione europea.
A tal fine non è più sufficiente basare la nostra azione unicamente su cartoline, lettere o comunicati
indirizzati a qualche leader o governo ritenuto illuminato in un determinato momento. Viceversa un
processo costituente democratico non può che nascere dal basso, ovvero da una spinta proveniente
da forze politiche, sociali e associazioni della società civile.
Infatti anche se la spinta al cambiamento provenisse da alcune élite illuminate, tale processo non
potrebbe considerarsi realmente partecipato, privandosi della forza popolare necessaria per
rivoluzionare lo status quo. A qualsiasi livello l’azione si svolga essa non potrà essere confinata a
quello di presunto consigliere del principe, ma deve ambire a fare del MFE un promotore del
cambiamento della vita politica, sociale e culturale dell’ambito specifico in cui opera.
Il Movimento deve contaminare e contaminarsi con la parte più evoluta della società europea, al
fine di far emergere e dare espressione a quel federalismo autoctono presente nella complessa
società contemporanea in quanto autonoma forma di governo. Deve mirare a incubare, esprimere e
propagare quel naturale istinto federalista insito in diverse forme nel Demos europeo. Dunque il
MFE deve farsi carico anche delle nuove istanze di partecipazione attiva e di rappresentanza
democratica del popolo europeo, nel tentativo di catalizzarle nella sua originaria causa federalista.
Oggi più di ieri, per rispettare la sua peculiare funzione storica, il MFE deve consacrare gran parte
della sua azione nella riconquista del consenso dell’opinione pubblica, concertando iniziative con le
altre tradizionali forze federaliste (GFE, AICCRE, CIFE, CIME, AEDE o JEF, UEF, MEI, CCRE),
ma soprattutto riuscendo a scovarne delle nuove, indispensabili per proseguire insieme la lunga
marcia verso gli Stati Uniti d’Europa. Per far ciò dobbiamo comunicare le nostre idee al maggior
numero di persone e nel miglior modo possibile, anche attraverso un coordinamento nazionale di
tutte quelle realtà che s’impegnano alla costruzione di una fattiva democrazia europea.
Per questo il MFE si deve impegnare a rinnovare congiuntamente alle sue modalità di azione, anche
quelle di partecipazione e comunicazione politica, dimostrando di essere al passo con i tempi in cui
la forma è importante almeno quanto la sostanza. Il Movimento in piena autonomia dovrà dare
prova di essere dinamico, aperto, ricettivo, partecipe e viva espressione della società
contemporanea. Dunque non avrà timore di confrontarsi, promuovere e schierarsi con tutte quelle
iniziative che volta per volta risponderanno all’esigenza del coinvolgimento dei cittadini europei e
alla creazione del consenso popolare senza i quali sarà impossibile giungere democraticamente alla
Costituzione federale e al Governo comune europeo.
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Un Movimento in movimento
Verso una strategia rafforzata
Questo nuovo metodo deve essere incanalato nelle classiche rivendicazioni federaliste,
contribuendo a rinnovare l’efficacia della sua strategia d’azione. Storicamente il MFE individua
nelle istituzioni a carattere federale dell’Unione Europea gli oggettivi alleati nella propria azione.
Incoraggia il Parlamento ad esercitare con forza il suo ruolo di assemblea rappresentativa del
Popolo europeo e a ribadire la sua superiore legittimazione rispetto alle azioni intraprese dai singoli
Stati membri e agli accordi intergovernativi tra questi.
Un recente passo in avanti verso la democratizzazione dell’UE è stato effettuato con l’indicazione
del candidato alla Presidenza della Commissione durante le ultime elezioni. Però fino a quando non
si giungerà alla creazione a livello europeo di un collegio elettorale unico per eleggere una parte dei
parlamentari europei e di veri Partiti politici i cittadini saranno sostanzialmente esclusi dalla vita
politica, essendo privati del principale strumento di partecipazione in ogni Democrazia occidentale.
Da sempre il MFE si propone come interlocutore e sostenitore dei Parlamentari, indipendentemente
dalla loro appartenenza politica in nome della condivisione degli ideali dei federalisti, sostenendoli
nelle battaglie per i diritti e la democrazia internazionale. Ancora oggi con il loro aiuto sul piano
istituzionale l’azione del MFE punterà alla richiesta di convocazione della Assemblea/Convenzione
costituente al fine di redigere una Costituzione federale da ratificare dalla maggioranza dei cittadini
tramite il ricorso al Referendum europeo. La richiesta di una diretta legittimazione popolare per il
completamento del processo d’integrazione da parte delle stesse istituzioni di Bruxelles spunterebbe
le armi al populismo euroscettico, sempre pronto a minacciare il ricorso a voti referendari per
l’uscita dall’Euro o in supporto a rivendicazioni nazionaliste. Sin dall’attuale legislatura del
Parlamento europeo, la riforma dei Trattati esistenti dovrà permettere di ridefinire lo status del
Regno Unito in seno all’UE e di costituzionalizzare la zona Euro come entità autonoma in grado di
progredire verso l’Unione politica senza subire continui veti da parte di singoli governi contrari.
Accanto alla riforma dei trattati, un’altra priorità dell’azione strategica rafforzata dovrà essere
accordata alla definizione di una vera Politica Estera e di Sicurezza Comune tramite l’abolizione del
diritto di veto da parte degli Stati membri, affinché la UE possa parlare con una sola voce nel
mondo e disponga di un seggio unico in seno al Consiglio di sicurezza dell’ONU. L’Unione della
difesa è un aspetto fondamentale per far acquisire un ruolo da protagonista alla UE in uno
scacchiere segnato dall’emergere di soggetti internazionali anche extra statuali. Benché sia difficile
far desistere alcune Cancellerie da anacronistiche pratiche diplomatiche ottocentesche, oramai solo
con l’affermazione di nuovi grandi attori regionali sarà possibile realizzare una efficace funzione di
pacificazione sui limitrofi fronti di battaglia. Da ultimo i casi dell’Ucraina, del Medio Oriente o nel
Mediterraneo sono una imminente minaccia per gli antichi equilibri planetari, per la quale urge una
comune risposta di pace figlia della nuova Europa.
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Un Movimento in movimento
Verso Sud
Occorrerà quindi mettere in opera una vasta campagna popolare per gli Stati Uniti d’Europa che,
oltre le tradizionali proposte istituzionali di stampo federalista, si muova includendo i contenuti di
varie politiche al fine di riguadagnare il consenso popolare nei confronti del progetto politico
europeo. Si potrebbe iniziare dal rafforzamento dell’esperienza della campagna New Deal 4 Europe,
puntando sulla richiesta di un aumento delle risorse proprie del bilancio comunitario e su un
credibile piano europeo per lo sviluppo sostenibile e l’occupazione. Parallelamente si dovranno
anche affrontare temi di grande attualità politica, stimolando nel dibattito pubblico un ripensamento
di quelle misure di cui ormai sono evidenti i limiti, a partire dal Fiscal compact, dal Meccanismo di
stabilità europeo o dall’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione italiana.
E’ tuttavia necessaria una radicale inversione di marcia nel modo di procedere del MFE per arginare
il dilagare del diffuso scetticismo sull’attuale governance continentale. Non dovremo aver più
timore di schierarci in piena autonomia anche sulle questioni scottanti dell’agenda politica, sempre
più caratterizzata da aspetti internazionali. Nel tempo potremmo divenire un punto di riferimento
nell’elaborazione per tutte quelle forze che Spinelli avrebbe definito “progressiste” a prescindere
dalla loro collocazione nello scacchiere politico del secolo scorso.
Per far ciò il Movimento deve capovolgere la sua prospettiva e iniziare a guardare verso Sud, inteso
non solo come spazio geografico, ma anche come l’attitudine ad affrontare questioni scomode su cui
spesso si forma il giudizio dell’opinione pubblica. Ad esempio si potrebbero proporre misure per la
politica d’immigrazione che vadano verso modalità di accoglienza in sicurezza dei migranti
collegate ad una politica comune della cooperazione in grado di creare sviluppo anche ai nostri
confini con un vero e proprio New Deal del Mediterraneo; si potrebbe sostenere il commercio equo
e solidale internazionale, proponendo un Piano Marshall europeo verso i Paesi in via di sviluppo, e
favorendo una potenziale riserva di domanda verso le economie dei paesi sviluppati, senza mettere
a rischio il modello sociale europeo e pretendendo maggiore trasparenza nella stipula di importanti
accordi commerciali.
Ulteriori temi potrebbero essere affrontati, ma l’importante sarà porre l’accento sulla primazia della
scelta politica per dare ai cittadini una via d’uscita dalla desolante sensazione di essere succubi di
alcune decisioni prese lontano dai loro bisogni in qualche cerchia di potere non ben identificato.
Dunque i casi in cui far sentire la voce del MFE possono essere vari e sarà nostro compito in piena
autonomia trovare una sintesi all’interno del Movimento in grado di convincere i nostri interlocutori
esterni volta per volta. Il Movimento non può più permettersi di rimanere inerme e silente su certi
rilevanti avvenimenti se vuole preservare una riconosciuta credibilità e la sua stessa ragion d’essere.
Nel caso del debito greco, il MFE non è stato ancora in grado di avanzare proposte capaci di far
convogliare il composito fronte del No Austerity su una posizione a favore di una maggiore
integrazione politica, unica soluzione in grado di contemperare i diritti dei creditori con misure di
recupero non socialmente devastanti. Si potrebbe iniziare dal supporto alla risoluzione del
Parlamento europeo del marzo 2014 che definisce i limiti e ridimensiona il ruolo decisionale della
Troika e studiare speciali schemi per l’emissione di Eurobond e forme di dilazione del debito greco.
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Per esprimere tutte le sue potenzialità il MFE deve essere il primo a cambiare se stesso, a partire
dalla sua organizzazione interna. Non è accettabile che un Movimento in continua decrescita di
adesioni veda la concentrazione dei suoi attivisti solo in alcune regioni. Il Movimento, se vuole
uscire dalla crisi di consenso e rilanciare la sua azione a tutto campo per un’Italia europea, deve
porsi il problema di come recuperare piena rappresentatività nell’intero paese. Bisogna crescere
verso Sud, concentrandosi sulla nascita di nuove sezioni e il rilancio delle vecchie; prevedendo
iniziative nazionali nel Mezzogiorno a partire dalle sue riunioni statutarie, assecondando temi
particolarmente sentiti in quei territori. Il rilancio del MFE nel Sud dovrà diventare una priorità non
solo per la Segreteria nazionale, grazie a dedicate misure organizzative, ma di tutti i militanti
federalisti. Solo con il prezioso apporto delle diverse esperienze provenienti dall’intera penisola si
potrà ottenere un pieno rilancio del Movimento.
Un Movimento in movimento
Verso il rilancio
L’attuale struttura organizzativa del MFE non pare in grado di promuovere questo innovativo spirito
per sperimentare nuove modalità di azioni di cui si è illustrata l’urgenza, anche a causa della scarsità
di risorse umane e finanziarie che meriterà una specifica discussione. I risultati conseguiti negli
ultimi anni sono stati spesso insufficienti e la mancanza di crescita qualitativa e quantitativa del
Movimento ne è la prova. Certamente una formale unità d’intenti del gruppo dirigente sancita dalla
mozione di compromesso adottata nell’ultimo Congresso, con solo un pugno critico di astensioni, ha
influito negativamente sulle azioni proposte, benché non sia l’unica causa degli scarsi risultati
ottenuti. Speriamo che il tentativo di chiarezza portato avanti con questa mozione possa contribuire
a liberare il confronto congressuale, facendone beneficiare l’intero Movimento.
Ringraziando di cuore per l’impegno profuso per la causa federalista dal Presidente e dal Segretario
uscenti, e da tutti coloro che nel recente passato hanno ricoperto tali incarichi, si ritiene che la
realizzazione di questa linea di condotta necessiti di una grande innovazione nel modo di condurre
l’azione e di una profonda ristrutturazione non solo dal punto di vista metodologico, ma anche
dell’organizzazione in grado di promuovere una mobilitazione complessiva del Movimento
fornendo supporto alle sezioni più piccole e di intervenire sui temi di attualità (come, per esempio,
ha saputo fare la GFE in occasione dei referendum anti-Euro).
Una nuova leadership collettiva dovrà osservare regole di lavoro condivise e garantite dalla
rappresentanza di ogni punto di vista nelle varie posizioni apicali del Movimento. Infine i candidati
si impegnano sin da ora a seguire i principi ispiratori di questa mozione e ad adoperarsi in favore di
una schietta e reale unità di azione tra tutti i federalisti, fondata su un rinnovato patto associativo e il
continuo dialogo. A questo scopo in vista della terza generazione del MFE che sia pronta a
prendere in mano il testimone e risollevare su queste basi le sorti del Movimento si propone il suo
rinnovamento.
Il Mondo è in continuo movimento e noi non possiamo permetterci di rimanere fermi, pena
l’irrilevanza politica. Ora è giunto il momento di muoversi incontro a tutti coloro che possono
aiutarci a creare quel consenso di popolo necessario per andare insieme verso gli Stati Uniti
d’Europa e la democrazia internazionale.
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MOZIONE DI POLITICA GENERALE DEL MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO
XXVII CONGRESSO NAZIONALE (ANCONA, 20-22 MARZO 2015)

Preambolo

Il Movimento Federalista Europeo, dopo oltre settanta anni dalla sua fondazione, riafferma l’attualità delle idee fondative e degli obiettivi finali del Manifesto di Ventotene. Oggi però il MFE è chiamato ad innovare e ripensare le sue modalità di azione per riuscire finalmente a realizzare questi obiettivi, anche attraverso nuove forme democratiche di partecipazione, dando spazio ad una terza generazione di militanti alla guida del movimento all’altezza delle sfide del nuovo millennio.
In un mondo dominato dalla politica nazionale, caratterizzato dalla diffusa avanzata di forze populiste ed euroscettiche, il MFE deve aprirsi alle migliori esperienze sociali, economiche e culturali, rilanciando nell’opinione pubblica la battaglia per la Federazione europea, anche tramite la promozione di una nuova Alleanza tra tutte le forze federaliste o personalità europee impegnate nella costruzione di una reale Unione politica del vecchio continente. Per far ciò il MFE non esiterà a discutere, promuovere e schierarsi con tutte quelle iniziative che risponderanno alla necessità del coinvolgimento dell’opinione pubblica e alla creazione del consenso popolare senza i quali sarà impossibile giungere finalmente a dotarsi di una Costituzione federale e di un Governo europeo.

Un Movimento in movimento
Verso il futuro

Nella sua lunga storia il Movimento Federalista Europeo (MFE), grazie alle sue battaglie e alla sua elaborazione culturale, ha contribuito in modo significativo al processo di integrazione europeo: sia mobilitandosi per sostenere i passaggi cruciali dello sviluppo politico-istituzionale, sia mantenendo vivo l’impegno per l’obiettivo finale della Federazione europea. Per essere coerenti con l’insegnamento di Altiero Spinelli e Mario Albertini e per riuscire ad assolvere alla funzione di Federatore che la storia gli ha assegnato anche oggi nel nuovo contesto internazionale, il Movimento deve essere capace di andare oltre la sua tradizione, ripensando profondamente il suo modo di fare politica e rimanere in sintonia con i tempi moderni.
Il mondo contemporaneo è una realtà complessa e profondamente interconnessa. La globalizzazione è un processo irreversibile. Ciò che accade in una parte del mondo ha ripercussioni anche sulle altre. L’attuale crisi globale impone di democratizzare l’ONU, le istituzioni economiche internazionali come il FMI e le organizzazioni regionali a partire dalla UE, per dare loro la legittimazione e il potere necessario a governare democraticamente il processo di globalizzazione.
Il MFE è consapevole che le grandi differenze nella distribuzione delle ricchezze mondiali e la mancanza di equità nelle politiche delle organizzazioni internazionali generano impoverimento, ingiustizia e diffusi squilibri planetari con conseguenze talvolta violente. Come recentemente è stato affermato da Papa Francesco “L’iniquità è la radice di tutti i mali” e bisogna opporsi “ad un’economia basata sulla esclusione e sull’iniquità, perché uccide”. Il Movimento è fermamente convinto che una reale democrazia globale è impossibile senza la solidarietà internazionale e la giustizia sociale.
In definitiva solo nella prospettiva della Federazione mondiale vi potranno essere in futuro pace, equità e benessere duraturi per l’intera umanità. In questa ottica il MFE, sezione italiana del WFM, aderisce alla settimana internazionale di mobilitazione annuale per il Parlamento mondiale. In particolare la crisi della finanza globale iniziata nel 2008 sta minando le basi del progetto europeo. Il rapido propagarsi del populismo neo-nazionalista e la sempre maggiore diffusione nell’opinione pubblica di sentimenti antieuropei ha reso urgente la risoluzione delle contraddizioni insite nel disegno di un’Unione monetaria priva di una reale Unione politica, economica e fiscale che la completi. Il MFE è consapevole che oggi la posta in gioco non consiste unicamente nella sopravivenza stessa del Movimento, ma senza un rapido passaggio alla Federazione europea il processo d’integrazione e’ destinato ad esaurirsi.
Tutte le recenti elezioni hanno confermato la disaffezione crescente dell’opinione pubblica nei confronti del progetto europeo. Il Movimento non può far finta di niente, ma deve fronteggiare con coraggio questi pericoli. E’ indispensabile riconquistare l’adesione dei cittadini al sogno europeo, ripartendo dalle loro esigenze primarie, unico modo per compiere progressi istituzionali decisivi verso la soluzione condivisa da tutti i federalisti per un governo democratico europeo.

Un Movimento in movimento
Verso lo sviluppo sostenibile

Uno degli strumenti principali per riconquistare alla nostra causa il consenso dell’opinione pubblica consiste nel puntare sul rilancio dello sviluppo sostenibile e nella riduzione significativa dell’iniquità socio-economica a livello europeo. A tal fine è indispensabile migliorare il piano proposto dal Presidente CE Juncker affinché esso sia dotato di risorse proprie che permettano il finanziamento di progetti creatori di nuova occupazione. Ad esempio la messa in opera del piano Draghi dovrebbe permettere di aumentare le risorse e le quote di cofinanziamento spettanti alla BEI. Un’altra misura positiva sarebbe lo scorporo dei cofinanziamenti nazionali dei progetti dalla regola del 3% del PIL. In assenza di miglioramenti al piano Juncker sarà necessario insistere con il Parlamento europeo affinché il bilancio europeo e il Fondo europeo per gli investimenti siano dotati di risorse addizionali provenienti da una parte dei proventi della tassa sulle transazioni finanziarie, da una futura carbon tax oppure da strumenti finanziari autonomi per la zona Euro, come già proposto dal documento “Blueprint” della Commissione europea.
Occorrerà dunque creare consenso popolare intorno alle proposte che mirino a migliorare il contenuto del piano Juncker affinché il Fondo europeo per gli investimenti sia in grado di finanziare progetti europei creatori di buona occupazione, disponga progressivamente di nuove risorse proprie e prefiguri il futuro bilancio federale a partire da paesi della zona Euro. Per riuscirci il MFE dovrà agire congiuntamente con tutti i soggetti disponibili, a partire dall’insieme delle forze politiche e sociali che hanno sostenuto la campagna “New Deal 4 Europe” e con tutti i parlamentari che hanno sottoscritto l’ICE. L’azione del MFE inoltre andrà estesa alla realizzazione progressiva delle Unioni politica, economica e finanziaria, prendendo spunto dal rapporto presentato dai quattro Presidenti. In questo contesto si può inquadrare il possibile utilizzo dello strumento delle petizioni al PE o qualsiasi altro strumento capace di far montare quel consenso popolare che fino ad ora è mancato intorno alle nostre tradizionali proposte. La battaglia per il New Deal dovrà essere una priorità dell’intero Movimento, superando le contrapposizioni interne del recente passato sull’ICE che ne hanno limitato i risultati.
Contemporaneamente il Movimento potrebbe anche pungolare sui “costi della non Europa” o su alcuni privilegi fiscali grazie ai quali alcuni stati effettuano una concorrenza sleale. Denunciare le inefficienze burocratiche che ad esempio stanno lasciando inutilizzati quasi la metà dei fondi strutturali messi a disposizione del nostro paese con la programmazione 2007-2014, sintomo che ancora siamo lontani dal vivere in una Italia europea. Lo stesso metodo di mobilitazione è mutuabile per altre proposte concrete riguardanti l’Unione energetica e altri temi come ad esempio sul reddito minimo garantito, la cittadinanza europea di residenza, la libertà di informazione o il servizio civile europeo. Solo partendo dai temi che i cittadini sentono sulla propria pelle riusciremo attivamente a coinvolgere nuovi soggetti nella campagna per la Federazione europea.

Un Movimento in movimento
Verso l’Alleanza dei federalisti

Nel breve e lungo periodo il Movimento non può considerarsi autosufficiente o presumere di avere la verità in tasca a cui gli “altri” dovranno conformarsi. Il ruolo del MFE, invece, non può che essere quello di incubatore di idee e catalizzatore di proposte aperte a tutti coloro che nelle istituzioni o nella società hanno compreso la necessità storica di avere una sempre maggiore unione tra gli europei. Solo con un virtuoso effetto moltiplicatore del consenso si riuscirà a mobilitare i cittadini verso la Federazione europea.
A tal fine non è più sufficiente basare la nostra azione unicamente su cartoline, lettere o comunicati indirizzate a qualche leader o governo ritenuto illuminato in un determinato momento. Viceversa un processo costituente democratico non può che nascere dal basso, ovvero da una spinta proveniente da forze politiche, sociali e associazioni della società civile. Infatti anche se la spinta al cambiamento provenisse da alcune élite illuminate, tale processo non potrebbe considerarsi realmente partecipato, privandosi della forza popolare necessaria per rivoluzionare lo Status Quo. A qualsiasi livello l’azione si svolga essa non potrà essere confinata a quello di presunto consigliere del principe, ma deve ambire a fare del MFE un promotore del cambiamento della vita politica, sociale e culturale dell’ambito specifico in cui opera.
Il Movimento deve contaminare e contaminarsi con la parte più evoluta della società europea, al fine di far emergere e dare espressione a quel federalismo autoctono presente nella complessa società contemporanea. Deve mirare a incubare, esprimere e propagare quel naturale istinto federalista insito in diverse forme nel Demos europeo. Dunque il MFE deve farsi carico anche delle nuove istanze di partecipazione attiva e di rappresentanza democratica del popolo europeo, nel tentativo di catalizzarle nella sua originaria causa federalista.
Oggi più di ieri, per rispettare la sua peculiare funzione storica, il MFE deve consacrare gran parte della sua azione nella riconquista del consenso dell’opinione pubblica, concertando iniziative con le altre tradizionali forze federaliste (GFE, AICCRE, CIFE, CIME, AEDE o JEF, UEF, MEI, CCRE), ma soprattutto riuscendo a scovarne delle nuove, indispensabili per proseguire insieme la lunga marcia verso gli Stati Uniti d’Europa. Per far ciò dobbiamo comunicare le nostre idee al maggior numero di persone e nel miglior modo possibile, anche attraverso un coordinamento nazionale di tutte quelle realtà che s’impegnano alla costruzione di una fattiva democrazia europea. Per questo il MFE si deve impegnare a rinnovare congiuntamente alle sue modalità di azione, anche quelle di partecipazione e comunicazione politica, dimostrando di essere al passo con i tempi in cui la forma è importante almeno quanto la sostanza.
Il MFE dovrà dare prova di essere dinamico, aperto, ricettivo, partecipe e viva espressione della società contemporanea. Dunque non avrà timore di confrontarsi, promuovere e schierarsi con tutte quelle iniziative che volta per volta risponderanno all’esigenza del coinvolgimento dell’opinione pubblica e alla creazione del consenso popolare senza i quali sarà impossibile giungere democraticamente alla Costituzione federale e al Governo comune europeo.

Un Movimento in movimento
Verso una strategia rafforzata

Questo nuovo metodo deve essere incanalato nelle classiche rivendicazioni federaliste, contribuendo a rinnovare l’efficacia della sua strategia d’azione. Storicamente il MFE individua nelle istituzioni a carattere federale dell’Unione Europea gli oggettivi alleati nella propria azione. Incoraggia il Parlamento ad esercitare con forza il suo ruolo di assemblea rappresentativa del Popolo europeo e a ribadire la sua superiore legittimazione rispetto alle azioni intraprese dai singoli Stati membri e agli accordi intergovernativi tra questi. Un recente passo verso la democratizzazione dell’UE è stato effettuato con l’indicazione dei “Spitzenkandidaten” alla Presidenza CE durante le ultime elezioni, ma fino a quando non si giungerà alla creazione di veri Partiti politici europei i cittadini saranno sostanzialmente esclusi dalla vita politica, essendo privati del principale strumento di partecipazione alle decisioni in ogni Democrazia occidentale.
Da sempre il MFE si propone come interlocutore e sostenitore dei Parlamentari, indipendentemente dalla loro appartenenza politica in nome della condivisione degli ideali del federalisti, sostenendoli nelle battaglie per i diritti e la democrazia internazionale. Ancora oggi con il loro aiuto sul piano istituzionale l’azione del MFE punterà alla richiesta di convocazione della Assemblea/Convenzione costituente al fine di redigere una Costituzione federale da ratificare dalla maggioranza dei cittadini tramite il ricorso al Referendum europeo. La richiesta di una diretta legittimazione popolare per il completamento del processo d’integrazione da parte delle stesse istituzioni di Bruxelles spunterebbe le armi al populismo euroscettico, sempre pronto a minacciare il ricorso a voti referendari per l’uscita dall’Euro o in supporto a rivendicazioni nazionaliste.
Sin dall’attuale legislatura del Parlamento europeo la riforma dei Trattati esistenti dovrà permettere di ridefinire lo status del Regno Unito in seno all’UE e di “costituzionalizzare” la zona Euro come entità autonoma in grado di progredire verso l’Unione politica senza subire continui veti da parte di singoli governi contrari, grazie anche al possibile ricorso a forme di “cooperazione rafforzata permanente”.
Accanto alla riforma dei trattati, un’altra priorità dell’azione strategica rafforzata dovrà essere accordata alla definizione di una vera Politica Estera e di Sicurezza Comune tramite l’immediata abolizione del diritto di veto da parte degli Stati membri, affinché la UE possa parlare con una sola voce nel mondo e disponga di un seggio unico in seno al Consiglio di sicurezza del ONU. L’Unione della difesa è un aspetto fondamentale per far acquisire un ruolo da protagonista alla UE in un scacchiere segnato dall’emergere di soggetti internazionali anche extra statuali. Benché sia difficile far desistere alcune Cancellerie da anacronistiche pratiche diplomatiche ottocentesche, oramai solo con l’affermazione di nuovi grandi attori regionali sarà possibile realizzare una efficace funzione di pacificazione sui limitrofi fronti di battaglia. Da ultimo i casi dell’Ucraina, del Medio Oriente o nel Mediterraneo sono una imminente minaccia per gli antichi equilibri planetari, per la quale urge una comune risposta di pace figlia della nuova Europa.

Un Movimento in movimento
Verso Sud

Occorrerà quindi mettere in opera una vasta campagna popolare per gli Stati Uniti d’Europa che, oltre le tradizionali proposte istituzionali di stampo federalista, si muova includendo i contenuti di varie politiche al fine di riguadagnare il consenso popolare nei confronti del progetto politico europeo. Si potrebbe iniziare dal rafforzamento dell’esperienza della campagna per un “New Deal 4 Europe”, puntando sulla richiesta di un aumento delle risorse proprie del bilancio comunitario e su un credibile piano europeo per lo sviluppo sostenibile e l’occupazione. Parallelamente si dovranno anche affrontare temi di grande attualità politica, stimolando nel dibattito pubblico un ripensamento di quelle misure di cui ormai sono evidenti i limiti, a partire dal Fiscal compact, il Meccanismo di stabilità europeo o dall’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione italiana.
E’ tuttavia necessario una radicale inversione di marcia nel modo di procedere del MFE per arginare il dilagare del diffuso scetticismo sull’attuale governance continentale. Non dovremo aver più timore di schierarci in piena autonomia anche sulle questioni scottanti dell’agenda politica, sempre più caratterizzata da aspetti internazionali. Nel tempo potremmo divenire un punto di riferimento nell’elaborazione per tutte quelle forze che Spinelli avrebbe definito “progressiste” a prescindere dalla loro collocazione nello scacchiere politico del secolo scorso.
Per far ciò il Movimento deve capovolgere la sua prospettiva e iniziare a guardare verso Sud, inteso non solo come spazio geografico, ma anche come l’attitudine di affrontare questioni scomode su cui spesso si forma il giudizio dell’opinione pubblica. Ad esempio si potrebbe proporre misure per la politica d’immigrazione che vadano verso modalità di accoglienza in sicurezza dei migranti collegate ad una politica comune della cooperazione in grado di creare sviluppo anche ai nostri confini; si potrebbe favorire il commercio equo e solidale internazionale anche con le superpotenze emergenti, ma senza mettere a rischio il modello sociale europeo e pretendendo maggiore trasparenza nella stipula di importanti accordi commerciali.
Ulteriori temi potrebbero essere affrontati, ma l’importante sarà porre l’accento sulla primazia della scelta politica per dare ai cittadini una via d’uscita dalla desolante sensazione di essere succubi di alcune decisioni prese lontano dai loro bisogni in qualche cerchia di potere non ben identificato. Dunque i casi in cui far sentire la voce del MFE possono essere vari e sarà nostro compito trovare una sintesi volta per volta all’interno del Movimento in grado di convincere i nostri interlocutori esterni. Il Movimento non può più permettersi di rimanere inerme e silente su certi rilevanti avvenimenti, se vuole preservare una riconosciuta credibilità e la sua stessa ragion d’essere.
Nel caso del debito greco, il MFE non è stato ancora in grado di avanzare proposte capaci di far convogliare il composito fronte del No Austerity su posizione a favore di una maggiore integrazione politica, unica soluzione in grado di contemperare i diritti dei creditori con misure di recupero non socialmente devastanti. Si potrebbe iniziare dal supporto alla risoluzione del Parlamento europeo del Marzo 2014 che definisce i limiti e ridimensiona il ruolo decisionale della Troika e studiare speciali schemi per l’emissione di Eurobond e forme di dilazione del debito greco.
Per esprimere tutte le sue potenzialità il MFE deve essere il primo a cambiare se stessa, a partire dalla sua organizzazione interna. Non è accettabile che un Movimento in continua decrescita di adesioni veda la concentrazione dei suoi attivisti solo in alcune regioni. Il Movimento se vuole uscire dalla crisi di consenso e rilanciare la sua azione a tutto campo per un’Italia europea deve porsi il problema di come recuperare piena rappresentatività nell’intero paese.
Crescere verso Sud, concentrandosi sulla nascita di nuove sezioni e il rilancio delle vecchie; prevedendo iniziative nazionali nel mezzogiorno a partire dalle sue riunioni statutarie, assecondando temi particolarmente sentiti in quei territori. Il rilancio del MFE nel Sud dovrà diventare una priorità non solo per la Segreteria nazionale, grazie a dedicate misure organizzative dedicate, ma di tutti i militanti federalisti. Solo con il prezioso apporto delle diverse esperienze provenienti dall’intera penisola si potrà ottenere un pieno rilancio del Movimento.

Un Movimento in movimento
Verso il rilancio

L’attuale struttura organizzativa del MFE non pare in grado di promuovere questo innovativo spirito per sperimentare nuove modalità di azioni di cui si è illustrata l’urgenza. I risultati conseguiti negli ultimi anni sono stati spesso insufficienti e la mancanza di crescita qualitativa e quantitativa del Movimento ne sono la prova. Certamente una formale unità d’intenti del gruppo dirigente sancita dalla mozione di compromesso adottata nell’ultimo Congresso, con solo un pugno critico di astensioni, ha influito negativamente sulle azioni proposte, benché non sia l’unica causa dei scarsi risultati ottenuti. Speriamo che il tentativo di chiarezza portato avanti con questa mozione possa contribuire a liberare il confronto congressuale, facendone beneficiare l’intero Movimento.
Ringraziando di cuore per lo sforzo e l’impegno profuso per la causa federalista dal Presidente e dal segretario uscenti, e da tutti coloro che nel recente passato hanno ricoperto tali illustri incarichi, si ritiene che la realizzazione di questa linea di condotta necessiti una grande innovazione nel modo di condurre l’azione e di una profonda ristrutturazione non solo dal punto di vista metodologico, ma anche dei vertici dell’organizzazione. Una nuova leadership collettiva dovrà osservare regole di lavoro condivise e garantite dalla rappresentanza di ogni punto di vista nelle varie posizioni apicali del Movimento. Infine i seguenti candidati si impegnano sin da ora a seguire i principi ispiratori di questa mozione e di adoperarsi in favore di una schietta e reale unità di azione tra tutti i federalisti, fondata su un rinnovato patto associativo e il continuo dialogo.
A questo scopo in vista della terza generazione del MFE che possa prendere in mano il testimone e risollevare su queste basi le sorti del Movimento, si propone l’azzeramento dei vertici uscenti e l’elezione di …..(Sezione….) a nuovo Presidente e …(Sezione….) a Segretario nazionale.

Il Mondo è in continuo movimento e noi non possiamo permetterci di rimanere fermi, pena l’irrilevanza politica. Ora è giunto il momento di muoversi incontro a tutti coloro che possono aiutarci a creare quel consenso di popolo necessario per andare insieme verso la Federazione europea.

Roma, 3 Marzo 2015

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