aprile 2011

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Comunicato del Movimento federalista europeo

A seguito delle sorprendenti dichiarazioni del Ministro Maroni su che senso abbia rimanere oggi nell’Unione europea, il Movimento
federalista europeo ricorda che in passato l’Italia non si sarebbe salvata senza l’Europa e che nell’era della globalizzazione non c’e’
futuro per l’Italia senza l’Europa.

Non c’e’ alcuna prospettiva di progresso e di benessere al di fuori di una politica a favore di un’Europa democratica e capace di rispondere alle sfide di fronte alle quali ci troviamo.

Per questo occorre che l’Italia ed i suoi rappresentanti agiscano nel solco del federalismo europeo propugnano da Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi ed Altiero Spinelli.

Se si vuole davvero piu’ Europa occorre impegnarsi per la sua unita’ politica, non minacciare di dividerla o di uscirne. Occorre fare la
federazione europea.

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A cura dell’Ufficio stampa del Movimento Federalista Europeo

(+39) 339.1400236, (+39) 347.0359693, ufficiostampa@mfe.it

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Seconda conferenza del gruppo Spinelli “European Identity: between myth and reality” (Ulrich Beck e Amin Maalouf) 15 Marzo 2011, presso la sede del Parlamento europeo, Bruxelles

di Manuela La Gamma

Come si definisce l`idea di Europa e, di conseguenza, l`idea di identità europea?

Chabod, nella sua “Storia dell’idea di Europa”, ripercorre le tappe del lungo cammino che, dalla Grecia classica all’Ottocento, ha portato alla nascita e allo sviluppo dell‘idea di Europa intesa come coscienza dell’appartenenza a un insieme che non è solo territoriale o politico ma soprattutto culturale. Tale idea nasce sulla base della contrapposizione agli “altri”,  individuati, di volta in volta, nei persiani, negli sciiti, nei barbari, nei turchi. Alla radice di tale plurisecolare contrapposizione c’è essenzialmente un problema di civiltà, che opponeva popoli abituati a vivere nella tirannide e nel dispotismo, come quelli asiatici, a popoli governati, invece, da regimi repubblicani.

Ulrick Beck, noto sociologo tedesco autore di libri di successo quali “Che cos’è la globalizzazione?”e “La società cosmopolita”, rigetta completamente la possibilità di una definizione dell`identità in base a ciò che non si è, in base all`idea dell`”altro da sé”.

L`altro, secondo Beck, non é diverso da noi, non è accanto a noi, bensì in noi e non può essere escluso.

Questa è la “colpa” dell`Europa: è autoreferenziale, parla troppo di se stessa ma non abbastanza dei suoi cittadini – e con i suoi cittadini.

 


Fatta l`Europa, non si sono fatti gli Europei: ci si aspettava quasi che tale processo avvenisse in automatico – ma non è successo. Il problema fondamentale, continua Beck, è che non si è guardato alla creazione di un’identità europea da una prospettiva cosmopolita, bensi utilizzando le categorie del “nazionalismo metodico”, che definiscono l`identita dell`individuo basandosi su categorie del tipo “o….o…”. Infatti, in base all’immagine dello sguardo nazionale la cultura viene intesa come unità territorialmente delimitata, introvertita; tra le culture domina il silenzio, e ciò porta al cosiddetto clash of civilisations, allo scontro di civiltà.

Al contrario, il cosmopolitismo metodologico pensa e studia la dimensione sociale e quella politica servendosi di categorie del tipo “sia… sia”. Adottando un`ottica cosmopolita in un mondo di crisi globali e di pericoli generati dal progresso, le vecchie distinzioni – tra dentro e fuori, nazionale e internazionale, noi e gli altri – perdono il loro carattere vincolante. Pertanto, per sopravvivere c’è bisogno di un nuovo realismo, un realismo cosmopolita.

In sostanza, non si può tentare di comprendere l`UE da un punto di vista prettamente nazionale. Se l`UE viene intesa come somma di società nazionali, cos’è la società europea?

Risulta dunque chiaro che l`Europa non possa esistere al di fuori dei Paesi membri: esiste all`interno degli stessi e dei cittadini europei. Il paradosso più palese, continua Beck, è che l`UE potrebbe costituire un`arena di discussione dove gli interessi dei singoli Stati potrebbero essere portati avanti in maniera migliore e più approfondita. Non bisogna pensare all`UE come uno “Stato mancato”, come una “nazione incompleta”, né si deve avere paura che possa sfociare nella creazione di un “super-Stato”: dalle ceneri delle nazioni, pari ad un`araba fenice, deve nascere un`Europa cosmopolita, il cui processo di integrazione non deve passare tramite l`eliminazione delle differenze: queste ultime non sono il problema, bensì la soluzione.

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Dichiarazione del Movimento Federalista Europeo

Lo scorso 15 marzo la Lega ha presentato una proposta di legge, rilanciata in questi giorni dalle agenzie di stampa, che prevede di mettere a disposizione delle regiioni uno “strumento agile e flessibile che possa essere impiegato a richiesta degli esecutivi regionali per far fronte alle situazioni che esigono l’attivazione del sistema di Protezione civile. L’importazione nel nostro ordinamento dell’Istituto della Guardia Nazionale permetterebbe di assicurare il soddisfacimento di queste esigenze liberando i reparti operativi delle Forze Armate da compiti di presidio del territorio dei quali sono talvolta impropriamente gravati e predisponendo uno strumento utilizzabile all’occorrenza quando il moltiplicarsi degli interventi all’estero riduca, ad esempio, le risorse organiche disponibili in patria”.

In concreto la Lega propone di creare tanti mini-eserciti regionali composti da cittadini italiani volontari, ex militari; di formare battaglioni regionali di mille uomini e donne con uniformi identiche a quelle dell’esercito, con in più un distintivo riconducibile alla specifica regione, e con a disposizione un’arma come i carabinieri; di nominare ufficiali che dovrebbero rispondere direttamente ai presidenti delle Regioni.

A questo proposito il Movimento Federalista Europeo osserva che se si vuole davvero potenziare il sistema di Protezione civile non serve allestire più strutture paramilitari regionali, bensì occorre rilanciare il progetto di organizzare un servizio civile per tutti i cittadini, obbligatorio almeno per un breve periodo della loro vita, da affiancare sia alle strutture già esistenti, sia ad altre che vadano al di là degli impieghi pensati tradizionalmente, per la gestione del territorio, dei servizi socio-sanitari, della tutela dell’ambiente e dei beni artistici e cultur ali. D’altra parte, se si vuole davvero affrontare il problema della sicurezza e della difesa, occorrerebbe trasferire la sovranità militare dal livello nazionale a quello europeo e articolare le competenze relative alla sicurezza e all’ordine pubblico su diversi livelli di governo, da quello locale a quello europeo.

L’iniziativa della Lega non serve dunque per affrontare seriamente né le sfide poste dalla protezione civile né quelle della sicurezza ma, qualora avesse successo, creerebbero le premesse per la balcanizzazione dell’Italia e per l’emarginazione delle sue regioni dall’Europa.

Nel denunciare questo pericolo, il MFE fa appello a tutte le forze politiche, sociali e morali del paese affinché l’Italia non imbocchi questa strada e ricorda che non c’è un futuro federale per l’Italia al di fuori del rilancio del progetto federale europeo. Per questo il MFE invita tutte queste forze ad unirsi per mobilitare l’opinione pubblica sul terreno del rilancio del ruolo dell’Italia per unire politicamente l’Europa, nel solco della tradizione storica risorgimentale, che vide Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi e Carlo Cattaneo impegnati nello stesso tempo per l’unità italiana e per l’unità europea; e nel solco del federalismo europeo propugnato dopo la fine della seconda guerra mondiale da Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli, che instancabilmente si batterono per realizzare la federazione europea e promuovere un ruolo di pace e giustizia dell’Europa nel mondo.

 

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