MFE – MONDO DELLA POLITICA

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In vista dell’appuntamento del XXVII Congresso nazionale del Movimento Federalista Europeo, che avrà luogo dal 28 al 30 aprile a Latina, la sezione “Altiero Spinelli” di Roma e il centro regionale del Lazio hanno elaborato un proprio contributo politico per il dibattito precongressuale. Di seguito trovate il link al documento.

Contributo_MFE Roma_Lazio per Congresso

costruire-l-europa-locandina-page-001Lo scorso 20 Dicembre abbiamo organizzato in collaborazione con Unimed un incontro pubblico dal titolo “Costruire l’Europa federale nell’era dei populismi”. L’evento ha avuto luogo presso la sede di Unimed (Palazzo Baleani, Aula Spinelli) in Corso Vittorio Emanuele II, 244.

I relatori dell’incontro sono stati: l’On. Sandro Gozi, Sottosegretario agli Affari Europei presso la Presidenza del Consiglio, e Giampiero Gramaglia, giornalista e consigliere dell’istituto Affari Internazionali (IAI).

L’incontro è stato introdotto dal Prof. Franco Rizzi, Segretario generale di Unimed ed è stato moderato da Ugo Ferruta, Segretario della sezione “Altiero Spinelli”di Roma del Movimento Federalista Europeo. Nel corso dell’incontro vi sono stati numerosi interventi dal pubblico.

In una lettera inviata da Lucio Levi e Franco Spoltore, rispettivamente Presidente e Segretario nazionale del Movimento Federalista Europeo (MFE), al Presidente del Consiglio Mario Monti il MFE ha apprezzato l’azione del Governo per risanare le finanze pubbliche e riconquistare la fiducia dei mercati.

Il MFE ritiene tuttavia che questa azione non sia sufficiente se il Governo non promuoverà contemporaneamente in seno all’Eurozona l’immediata attivazione di un Piano europeo di sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile, finanziato con risorse proprie e un aumento significativo del bilancio europeo con imposte europee (come quella sulle transazioni finanziarie e quella sull’emissione di CO2) e con l’emissione di euro-obbligazioni per investimenti (euro project bonds).

Il MFE ritiene inoltre necessario che l’Italia, insieme ad altri paesi, e in primo luogo alla Gemania, promuova concreti progetti e iniziative per affrontare e risolvere la grave crisi di legittimità democratica che ha allontanato i cittadini dalle istituzioni europee.

In questa ottica chi rappresenterà l’Italia al seminario promosso dal Governo tedesco a Berlino il 20 marzo prossimo sul futuro dell’Europa, in cui si discuterà del rilancio del metodo costituente per un governo democratico della fiscalità, del bilancio, della moneta e dell’economia dell’Eurozona, dovrà sostenere senza ambiguità il rilancio del progetto costituente europeo su basi federali.

Questo rilancio richiede:

– il rafforzamento dell’unità politica tra i paesi dell’Eurozona nell’ambito dell’Unione europea, in modo che le decisioni sul piano politico, economico e fiscale siano democratiche ed efficaci;

– l’introduzione di una clausola di integrazione differenziata in un nuovo Trattato/Costituzione che dia tempo sufficiente ai paesi recalcitranti o di unirsi ai paesi decisi ad andare avanti o di recedere dall’Unione;

– la convocazione di un’Assemblea/Convenzione costituente composta dai rappresentanti eletti dai cittadini a livello nazionale ed europeo, nonché dei governi e della Commissione europea, con il mandato di elaborare, superando i veti nazionali, una Costituzione federale;

– la ratifica della Costituzione con un referendum, da tenersi nei paesi che avranno partecipato alla redazione della Costituzione, in modo da fondare sulla volontà popolare l’unità politica degli europei.

Il Movimento federalista europeo conclude la lettera chiedendo al governo ed ai Ministri di essere nei fatti e nelle parole all’altezza della tradizione federalista europea di Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli.

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Relazione sul confronto di Pescara tra il MFE e il mondo della Politica

di Paolo Acunzo

Il 29 e 30 gennaio 2011 si è tenuto presso il Grand Hotel Adriatico di Montesilvano a Pescara il “Confronto MFE – Mondo della politica: Quali iniziative comuni per la Federazione europea?” promosso dai Centri regionali del MFE di Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia. I lavori sono stati aperti dal Presidente MFE – Abruzzo Damiana GUARASCIO e dalla introduzione di Paolo ACUNZO, Vice Segretario nazionale MFE, che hanno esposto lo spirito di apertura all’esterno e l’innovativa formula che anima il confronto. In particolare ci si è soffermati sul fatto che per la prima volta in vista del Congresso nazionale MFE alcuni militanti hanno tentato di coinvolgere attivamente nella definizione della linea di azione dei federalisti quella parte della società civile e del mondo politico che negli ultimi anni si è rivelata alleata strategica nella battaglia per la Federazione europea. Allo stesso tempo si è scelto una format specifico per il buon svolgimento del confronto. A ciascun relatore, infatti, sono stati concessi dieci minuti per presentare la propria proposta, dando poi la parola a tutti coloro che volessero intervenire sull’iniziativa concreta prospettata. In questo modo si è garantito un fitto scambio di opinioni e consentito di avanzare con lo stesso omogeneo trattamento idee e proposte di azioni comuni ai quasi quaranta partecipanti provenienti da tutta Italia, superando in nome della causa comune quelle possibili diffidenze che spesso separano militanti federalisti, rappresentanti delle forze politiche e della società civile.

 

Nella prima relazione Guido MONTANI, Vice Presidente UEF, ha avanzato la proposta di un Piano E per l’Unione Federale europea, conferendo un respiro europeo all’intero confronto. Nella successiva relazione Sandro GOZI, Responsabile Europa PD, ha lanciato l’idea di un Network italiano del Gruppo Spinelli in modo da riprodurre anche in Italia lo stesso schema di successo proposto dal Gruppo al Parlamento europeo: la creazione, accanto ad un nucleo di parlamentari, di una rete italiana composta da associazioni e singoli cittadini che coinvolga tutti coloro che vogliano attivamente impegnarsi per realizzare gli Stati Uniti d’Europa al fine di far sentire le proprie ragioni anche nell’ambito del dibattito politico nazionale. Tutti gli intervenuti sul tema (Grossi, Gui, Palea, Cagiano, Marsili, Musacchio, Acunzo) hanno accolto favorevolmente la proposta e si è costituito un comitato promotore a cui si può aderire scrivendo a gruppospinelli@hotmail.it. La relazione di Roberto PALEA, MFE – Torino, ha illustrato la nascita e le attività svolte in Piemonte dal Movimento dei Movimenti, proponendo un appello da presentare al Congresso di Gorizia con l’obiettivo di far adottare a livello nazionale questo valido strumento di mobilitazione nell’ambito della Campagna per la Federazione europea. Francesco GUI, MFE – Roma, riprendendo i temi presentati da alcuni federalisti in una lettera inviata a Bersani, ha lanciato una proposta verso i partiti italiani affinché facciano dell’obiettivo di una Italia europea il paradigma della loro azione politica. Gli intervenuti (Acunzo, Gozi, Musacchio, Palea, Orioli, Caloisi, Visone), benché con accenti diversi, si sono ritrovati d’accordo e hanno deciso di approfondire il tema a Gorizia anche attraverso la presentazione di un documento specifico sull’argomento. Grazia BORGNA, MFE – Torino, in dieci minuti ha svolto una puntuale relazione sul modello sociale europeo e le principali forme di protezione del lavoro in Europa che ha trovato largo consenso tra tutti gli intervenuti (Sorti, Minnetti, Musacchio, Di Bella, Gui, Longo). Nella relazione di Piergiorgio GROSSI, Segretario MFE – Genova, si sono toccati diversi aspetti riguardo la proposta del reddito minimo garantito, ipotizzando la possibilità di attivare una iniziativa legislativa dei cittadini europei insieme ad altre organizzazioni che hanno già espresso interesse sul tema. Gli interventi (Barbati, Pietrosanti, Gui, La Rocca, Sorti, Montani, Visone) hanno espresso diverse valutazioni al riguardo. Invece Roberto MUSACCHIO, Responsabile Europa SEL, ha fatto proprio il tema posto da Grossi, coincidente con la sua proposta di creare un Osservatorio europeo, nata nell’ambito del European Social Forum, che abbia come obiettivo quello di costituire delle coalizioni di scopo al fine di creare una massa critica sufficiente per la raccolta di un milione di firme in Europa necessarie per attivare l’iniziativa legislativa dei cittadini europei su proposte specifiche quali ad esempio il reddito minimo garantito, la cittadinanza europea di residenza o l’acqua pubblica. Gli intervenuti (Borgna, Acunzo, Gui) hanno apprezzato la proposta, sottolineandone anche le affinità rispetto a quella presentata da Palea. Lorenzo MARSILI, European Alternatives, ha dato informazioni sulle campagne in corso del TrasnEuropa Network e sul Festival transnazionale ad esso collegato, invitando i federalisti a fare di queste delle campagne congiunte come è gia accaduto anche in occasione della Convenzione dei cittadini europei sui beni comuni svoltasi a Roma. Jacopo BARBATI, Direzione nazionale GFE, ha esposto alcune proposte e iniziative messe in campo a livello europeo dalla JEF suscitando alcuni commenti di Montani. La prima giornata di lavoro si è conclusa con la relazione di Lamberto ZANETTI, Segretario MFE – Emilia Romagna, il quale ha tracciato un approfondito quadro sulla situazione del debito ecologico tra nord e sud del mondo e le sue possibili conseguenze planetarie nel prossimo futuro. Infine la serata si è conclusa con cena, musica e balli che hanno contribuito a creare un clima conviviale e lo scambio di opinioni tra i partecipanti.

 

I lavori della seconda giornata sono stati presieduti da Eliana CAPRETTI, Segretario MFE – Campania, e sono stati aperti dalla relazione di Pierluigi SORTI, Associazione Innovatori europei, che ha approfondito la complessa problematica riguardante la coerenza tra i sistemi contabili nazionali e i principi del bilancio europeo. Paolo ORIOLI, Comitato promotore per le Primarie, ha proposto l’idea di una formula per le primarie in Europa che coinvolga almeno i principali partiti europei nella scelta dei candidati alla Presidenza della Commissione e degli altri candidati alle elezioni europee. Gli interventi sull’argomento (Sorti, Acunzo), pur condividendo lo spirito, ne hanno evidenziato alcune problematicità nella sua pratica attuazione. Virgilio DASTOLI, Presidente MFE – Lazio e del CIME, ha esposto un primo bilancio delle Convenzione dei cittadini europei svolte sino ad ora e proposto alcuni temi su cui ne sono gia state programmate altre nel prossimo futuro. Gli interventi (Palea, Longo, Orioli) hanno sottolineato l’importanza di questo strumento per coinvolgere diversi soggetti nella Campagna per la Federazione europea, in particolare se svolte in sinergia con le altre proposte presentate da Palea, Musacchio e Longo. Maurizio GUBBIOTTI, Coordinatore della Segreteria nazionale di LegAmbiente, ha invitato i federalisti europei ad aderire ad alcune campagne sui cambiamento climatici e di continuare la lotta per lo sviluppo della democrazia sovranazionale che ha visto uniti i federalisti europei e gli ambientalisti negli ultimi anni. Gli interventi (Palea, Minnetti, Lepri, Digiacomo, Zanetti) hanno sottolineato l’importanza di queste iniziative per le sorti dell’intero pianeta. Liliana DIGIACOMO, Segretario MFE – Puglia, ha esposto le ragioni per cui il MFE dovrebbe inserire il riferimento alla terza rivoluzione industriale nei propri documenti e nella sua attuale azione politica. Gli interventi (Palea, Sorti, Zanetti) hanno riconosciuto la delicatezza dottrinale di questo nodo, ma la necessità culturale di evolvere il pensiero e l’azione federalista in questo senso. Michele BALLERIN, Segretario MFE – Cesenatico, ha proposto alcune idee per un piano europeo per lo sviluppo e ipotizzato, riprendendo alcuni spunti di Gozi, Acunzo e Gui, la creazione di un Forum dei Dipartimenti dei vari partiti che si occupano di Europa e relazioni internazionali in cui il MFE potrebbe giocare un importante ruolo politico e culturale. Gli intervenuti (Gui, Caloisi, Zanetti) hanno evidenziato l’esigenza di strutturare relazioni con il mondo dei partiti e delle fondazioni politiche. Nella relazione di Raimondo CAGIANO, Presidente CIFE, è stata analizzata la crisi di popolarità che sta vivendo la formazione europea nell’ambito accademico e l’importanza di rilanciare una formazione culturale federalista soprattutto verso le nuove generazioni, fondamentale per la piena consapevolezza del senso della cittadinanza europea. La questione è stata ripresa da Stefano PIETROSANTI, rappresentante GFE nel Forum Nazionale dei Giovani, il quale ha presentato un progetto per una scuola di politica europea mirato alla formazione e al coinvolgimento sui temi del federalismo europeo delle organizzazioni giovanili dei partiti che fanno parte del Forum. Alcide SCARABINO, Responsabile dell’Ufficio Campagne MFE – Roma, ha presentato alcune proposte a favore di nuovi diritti civili europei che i federalisti potrebbero richiedere in modo da far avvicinare alle scelte quotidiane dei cittadini le grandi visioni sul futuro dell’Europa. Infine Antonio LONGO, Coordinatore nazionale dell’Ufficio Campagne MFE, ha concluso le relazioni presentando un suo documento che sintetizza i principali punti di un programma di governo per l’Europa da porre all’attenzione del Congresso di Gorizia.

 

Nelle conclusioni Paolo ACUNZO ha ringraziato tutti i partecipanti per i preziosi contributi, si è rallegrato per il successo della formula del confronto e delle decisioni prese sulle iniziative comuni da portare avanti. Ha inoltre informato che tutti i documenti presentati e l’intera registrazione degli interventi dei due giorni di confronto saranno disponibili nell’apposita sezione creata per l’iniziativa sul sito www.mferoma.eu Infine, dando seguito allo spirito costruttivo e agli obiettivi comuni che hanno animato il confronto, ha presentato a nome del Comitato promotore il testo del cosi detto “Preambolo di Pescara” (vedi allegato) che sintetizza i temi dibattuti e le proposte maggiormente condivise tra tutti i partecipanti. L’augurio è che questo possa integrare nella forma e nei contenuti la linea di azione che verrà definita al Congresso nazionale MFE. Infatti se è vero come diceva Altiero Spinelli che “L’Europa non cade dal cielo”, altrettanto grave sarebbe perdere una occasione preziosa per rafforzare la causa della Federazione europea, non sapendo cogliere ciò che di nuovo e di positivo si è riuscito con fatica a costruire sotto lo stesso cielo.

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DOCUMENTI CONGRESSUALI

Mozione

PER UNA ITALIA EUROPEA

La sezione “Altiero Spinelli” del MFE Roma, riunita in assemblea precongressuale,

– preso atto della mozione congressuale presentata dal Presidente e dal Segretario nazionale,

– rallegrandosi dei risultati del recente “Confronto tra il MFE e il Mondo della politica: quali iniziative comuni per la federazione europea?” promosso da diversi centri regionali a Pescara.

– constatando in modo unanime la centralità della questione italiana nell’attuale quadro politico dell’Unione, in quanto il nostro paese – membro fondatore che ha storicamente promosso attivamente il processo di integrazione – può risultare essenziale per il compimento del processo di unificazione federale dell’Europa, a partire dall’esigenza di dotarsi di un comune governo dell’economia sentita tra i paesi membri dell’Eurogruppo, qualora esso riassuma il ruolo di impulso e la competenza necessaria di cui ha dato prova nelle fasi fondative delle Comunità e dell’Unione

– constatando al tempo stesso la totale inadeguatezza del quadro politico e della attuale compagine di governo in tale prospettiva, con la conseguenza di rendere il nostro paese inaffidabile nei confronti dei partner e oggettivamente controproducente per il processo di integrazione

– invita il MFE ad integrare il proprio impegno per l’Europa federale con una specifica missione, affidata a coloro che intendano farsene carico, al fine della promozione dei valori, della cultura, delle necessarie riforme, delle battaglie indispensabili al conseguimento dell’obiettivo dell’Italia europea, ovvero al ripristino della credibilità, delle competenze, dell’efficienza e dell’impegno richiesti al nostro paese non solo per esser parte attiva dell’Unione e del mercato unico europeo, ma anche per condurre a termine il processo di integrazione federale dell’Europa come prioritario obiettivo della politica nazionale.

Tale impegno potrà essere esercitato sia con iniziative autonome del movimento, sia in collaborazione con tutte quelle organizzazioni della società civile in grado di rilanciare una nuova alleanza per la Federazione europea e le forze politiche nazionali ed europee disponibili a far propri gli obiettivi e la cultura dell’Europa federale

Approvato dall’Assemblea pre congressuale della sezione “Altiero Spinelli” del MFE Roma col mandato ai suoi delegati di presentarla al Congresso nazionale MFE di Gorizia

Roma, 11 febbraio 2011

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di Stefano Pietrosanti

Volenti o nolenti siamo una democrazia che riconosce come principale fonte di partecipazione e scambio tra società civile e organismi democratici i partiti. Questi partiti, nella grande maggioranza, sono organizzati in modo da avere al loro interno movimenti giovanili che formino ed educhino alla vita pubblica e alla copertura delle pubbliche funzioni i loro militanti.

Per queste organizzazioni, passa anche un grandissimo numero di persone che limiteranno il loro impegno politico attivo a quella particolare esperienza e che da quella particolare esperienza trarranno la buona parte delle loro conclusioni su cos’è la politica in genere, è quindi evidente l’interesse generale per tutto ciò, un interesse che trascende largamente quello di qualsiasi partito verso i suoi militanti.

Voglio richiamare questo fatto per ricordare ai cittadini qui presenti il loro ruolo fondamentale nel funzionamento dello stato democratico e liberale. Un ruolo che va molto al di là del dirsi che la politica è bella, un ruolo che indica almeno l’impegno nella ricerca di azioni pratiche da intraprendere.

Ho fatto parte di una giovanile di partito per tre anni e dal ricordo di quel periodo posso dire di aver vissuto una buona educazione alla democrazia, ma di aver constatato con altrettanta forza la mancanza di identificabili orizzonti d’impegno politico. Una mancanza che credo di non essere il solo ad aver notato e il cui portato sui ragazzi che crescono nei partiti è o una mera accettazione di dati di fatto, in cui la parola e il pensiero – basi fondamentali dell’ordinamento in cui viviamo – vengono ridotti a chiacchiere, o a quel barcollare del pensiero che è l’inversione tra l’azione e la dimensione ideale in cui l’azione si svolge.

Quando ho avuto modo di accorgermi di questo, ho avuto un’ulteriore fortuna, quella di incontrare l’Europa come idea. Quando l’ho “vista”, ho visto anche come ci fosse ancora almeno un orizzonte ideale per chi, in Europa, voglia vivere la sua vita pubblica in una dimensione di impegno politico: l’Europa stessa. Non è vero che l’inutilizzabilità conclamata dei sogni del novecento nel mondo di oggi ci costringa a rinunciare a qualsiasi sogno. Si ripropongono sogni precedenti su una scala più grande: oggi l’uomo impegnato in politica compie il suo scopo se comprende che è di nuovo l’uomo che deve forgiare uno spazio d’azione politico non ancora nato. Che lo è come lo erano i patrioti della Primavera dei Popoli, con in più la coscienza dei loro errori.

Questo voglio mostrare: la possibilità per i partiti di dare una dimensione ideale coerente ai propri militanti, la dimensione ideale della costruzione di un nuovo stato dove attuare effettivamente la democrazia come possibilità di scelta tra alternative reali e questo spazio può essere, per un Europeo, solo l’Europa. Nel concreto si potrebbe pensare a un Scuola Europea di Politica, che nasca in Italia con una serie di incontri itineranti per il territorio nazionale, rivolta ai tesserati delle giovanili di partito, che coinvolga come docenti personalità europee di primo livello che abbiano chiara la dimensione continentale della politica, trasmettendo ai giovani militanti conoscenze pratico-istituzionali spendibili nella partecipazione alla vita pubblica comunitaria, ma soprattutto l’esistenza dell’Europa, della sua possibilità di integrazione federale, come orizzonte ideale in cui vivere il proprio impegno di militanza, un orizzonte ideale che possa essere vissuto senza sensi di colpa, senza continui distinguo, con la purezza della novità.

Se di successo, e debitamente espansa tramite il livello dei Partiti Europei, una simile esperienza potrebbe essere un mattone fondamentale nella costruzione della società civile continentale e un innegabile merito politico per il partito che abbia il coraggio di fare il primo passo.

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Proposta di integrazione alla Mozione generale per il Congresso nazionale MFE di Gorizia presentata a Milano dal Presidente e Segretario nazionale

PREAMBOLO

Il Movimento Federalista Europeo riafferma l’attualità delle idee e degli obiettivi del Manifesto di Ventotene a settanta anni dalla sua scrittura (1941 – 2011). Oggi però il MFE è chiamato ad innovare le sue modalità di azione, anche attraverso l’utilizzo dei nuovi media e di nuove forme di partecipazione, dando spazio ad una terza generazione di militanti alla guida del movimento al fine di renderlo all’altezza delle sfide del terzo millennio.

In un mondo dominato dalla politica nazionale, spesso povera di visioni lungimiranti, il MFE deve aprirsi alle migliori forze sociali, economiche e culturali per rilanciare nell’opinione pubblica la battaglia per la Federazione europea, grazie anche alla promozione nella società civile di una nuova Alleanza tra le forze federaliste europee, che sia vitale e riconoscibile nel complesso contesto della società del XXI secolo.

Per far ciò il MFE non esiterà a schierarsi con tutte quelle iniziative che risponderanno alla storica necessità della creazione di una Costituzione federale e di un Governo europeo con un proprio specifico programma. A tal fine i federalisti porranno il Parlamento europeo e tutti quei poteri costituendi che vedano coinvolti direttamente i cittadini europei come principali punti di riferimento per la loro azione politica, anche attraverso: la promozione di iniziative aperte come “Le Convenzioni dei cittadini europei” e “Il Movimento dei movimenti”; supportando l’azione del “Gruppo Spinelli” e l’obiettivo dell’Italia europea; incentivando la formazione politica europea delle nuove generazioni, una politica di sviluppo economico, sociale e ambientale in Europa nel contesto della terza rivoluzione industriale attualmente in corso.

In definitiva, solo con l’apertura del Movimento Federalista Europeo all’incontro con diversi soggetti e il massimo coinvolgimento possibile dei cittadini europei, la “Campagna per la Federazione europea” potrà avere successo, visto che, come in passato, anche durante il terzo millennio l’Europa non cadrà dal cielo.

Il Comitato interregionale promotore del “Confronto MFE – Mondo della politica: Quali iniziative comuni per la Federazione europea?” (Pescara, 29 e 30 gennaio 2011):

Paolo ACUNZO, Vice Segretario nazionale MFE

Eliana CAPRETTI, Segretario MFE – Campania

Virgilio DASTOLI, Presidente MFE – Lazio

Liliana DIGIACOMO, Segretario MFE – Puglia

Damiana GUARASCIO, Presidente MFE – Abruzzo

Lamberto ZANETTI, Segretario MFE – Emilia Romagna

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Il 29 e 30 gennaio 2011 si è tenuto presso il Grand Hotel Adriatico di Montesilvano a Pescara il “Confronto MFE – Mondo della politica: Quali iniziative per la Federazione europea?” promosso dai centri regionali del MFE di Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia.

Dopo la presentazione dei lavori di Paolo ACUNZO sullo spirito dell’iniziativa e la formula dei lavori, ha aperto le relazioni Guido MONTANI proponendo un Piano E per l’Unione Federale europea e poi in successione: On. Sandro GOZI ha lanciato l’idea di un Network italiano del Gruppo Spinelli, per creare una rete italiana delle azioni previste dal gruppo a livello europeo. I trenta promotori che hanno raccolto l’invito al network si riuniranno insieme agli altri che vorranno aderire (scrivere a gruppospinelli@hotmail.it ) nelle prossime settimane per organizzare le proprie attività (interventi di Grossi, Gui, Palea, Cagiano, Marsili e Acunzo); Roberto PALEA ha illustrato le attività svolte in Piemonte dal Movimento dei Movimenti; Francesco GUI, riprendendo i temi presentati da alcuni amici federalisti in una lettera a Bersani, ha lanciato una proposta verso i partiti politici italiani per raggiungere l’obiettivo dell’Italia europea (interventi di Acunzo, Gozi, Musacchio, Palea, Orioli, Caloisi e Visone); Grazia BORGNA è intervenuta sui temi del modello sociale europeo e la protezione del lavoro in Europa (interventi di Sorti, Minneti, Musacchio, Di Bella, Gui e Longo); Piergiorgio GROSSI si è soffermato sui diversi aspetti e le varie iniziative in corso riguardo il reddito minimo garantito (interventi di Barbati, Pietrosanti, Gui, La Rocca , Sorti, Montani e Visone); On. Roberto MUSACCHIO ha invitato i federalisti europei ad aderire all’osservatorio europeo che nasce da una costola del European Social Forum (interventi di Borgna, Acunzo e Gui); Lorenzo MARSILI ha esposto le iniziative del TrasnEuropa Network e Festival, invitando i federalisti a parteciparvi; Jacopo BARBATI ha parlato dell’azione della JEF nel mondo della politica (Montani) e la prima giornata di lavoro si è conclusa con la relazione di Lamberto ZANETTI sul debito ecologico tra nord e sud del mondo. La serata si è conclusa a tarda notte dopo la cena, musica, balli e scambio di opinioni su diversi temi tra i partecipanti.

I lavori della seconda giornata sono stati aperti dalla relazione di Pierluigi SORTI sulla coerenza tra i sistemi contabili nazionali e il bilancio europeo; Paolo ORIOLI ha proposto una formula delle primarie in Europa per la scelta dei candidati alle prossime elezioni europee (interventi di Sorti e Acunzo); PierVirgilio DASTOLI ha fatto un bilancio e proposto modalità per le prossime programmate convenzioni dei cittadini europei (interventi di Palea, Longo e Orioli); Maurizio GUBBIOTTI ha invitato i federalisti ad aderire ad alcune campagne sui cambiamento climatici (interventi di Palea, Minneti, Lepri, Digiacomo e Zanetti); Liliana DIGIACOMO ha esposto le ragioni per cui i federalisti dovrebbero occuparsi della terza rivoluzione industriale attualmente in corso (interventi di Palea, Sorti e Zanetti); Michele BALLERIN ha proposto un piano europeo per lo sviluppo e forum dei dipartimenti europei dei vari partiti (Gui, Caloisi e Zanetti); Stefano PIETROSANTI ha presentato un progetto per una scuola di politica europea che potrebbe coinvolgere anche il forum nazionale dei giovani; Raimondo CAGIANO ha sottolineato l’importanza della formazione europea per la creazione di una reale cittadinanza; Alcide SCARABINO ha presentato alcune richieste specifiche di diritti civili europei su cui i federalisti potrebbero impegnarsi; Antonio LONGO ha chiuso le relazioni con i punti che potrebbe avere un programma di governo per l’Europa (Pietrosanti).

Nelle conclusioni Paolo ACUNZO ha ringraziato tutti i partecipanti per i preziosi contributi, si è rallegrato per il successo della formula e le iniziative prese. Infine a nome del Comitato promotore ha presentato il testo del cosidetto “Preambolo di Pescara” dando seguito all’invito di Presidente e Segretario nazionale di suggerire integrazioni da recepire nella mozione congressuale.

Tutti i documenti, le relazioni scritte degli interventi e a breve le registrazioni di tutti gli interventi sono disponibili su www.mferoma.eu

Il Comitato promotore si augura che il testo qui allegato possa essere recepito integralmente quale preambolo nella proposta di mozione generale unitaria da presentare al prossimo congresso nazionale MFE di Gorizia e invita altri iscritti ad aderire a tale preambolo.

Saluti federalisti

Paolo Acunzo

http://mferoma.wordpress.com/2011/02/03/federalismo-europeo-2/

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di Michele Ballerin

(MFE Emilia Romagna)

Un’analisi

Un’analisi del contesto economico europeo appare fin troppo facile e decisamente preoccupante. Abbiamo gli elementi per constatare che la crisi economica è tutt’altro che superata, e che, soprattutto, non c’è ragione di aspettarsi che i suoi effetti vadano scemando. Il dato più preoccupante è che non esistono presupposti solidi per una ripresa nel breve e medio termine, perché non ci sono prospettive di crescita per la produzione e l’occupazione. Il disagio sociale che affligge molti stati dell’Unione Europea non sembra quindi destinato a diminuire.

Non deve stupire la dichiarazione rilasciata dal presidente dell’INPS, alcuni mesi fa, sull’opportunità di mantenere uno stretto riserbo riguardo al calcolo delle pensioni future per i lavoratori italiani parasubordinati, la cui divulgazione potrebbe mettere a repentaglio la stabilità sociale. Non deve stupire, ma deve senza dubbio fare riflettere.

Un motivo particolare di allarme andrebbe visto nella distanza che è venuta creandosi con gli anni fra i cittadini e le istituzioni europee. Tale distanza – misurata con cadenza regolare dal costante decrescere della partecipazione al voto per l’elezione degli europarlamentari – minaccia oggi di approfondirsi fino a minare le fondamenta stesse del progetto europeo.

Il problema non nasce dal fatto che l’Unione Europea evita di intervenire nel campo delle politiche economiche, bensì dal fatto che sta intervenendo in una misura che in passato sarebbe stata inimmaginabile: lo fa imponendo agli stati membri economicamente più fragili politiche di austerità che essi non sono in grado di sopportare. I prossimi provvedimenti di carattere finanziario in paesi come l’Italia, la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna porteranno in dono a un ceto medio già stremato un aumento della pressione fiscale, una riduzione dei salari pubblici e tagli senza precedenti ai servizi fondamentali. Nessun analista può seriamente aspettarsi che il PIL di questi paesi si gioverà di un simile trattamento, il cui risultato più prevedibile sarà di deprimere ulteriormente i consumi, gli investimenti produttivi e le entrate fiscali.

Inoltre tali politiche, così decisive per il presente e il futuro dei cittadini europei, sono destinate a essere percepite come il frutto di meccanismi decisionali opachi e distanti, di negoziati condotti a porte chiuse al di fuori di ogni possibilità di controllo democratico, e nei quali è del resto palese, secondo una logica che nessun trattato prevede, il prevalere sistematico del punto di vista tedesco: percezione che corrisponde all’esatta natura delle circostanze.

Tutto questo sta già avvenendo e le sue conseguenze sono prevedibili: la percezione che i cittadini hanno dell’Unione evolverà in senso negativo e le istituzioni comunitarie, percepite negli ultimi tempi come sostanzialmente inutili, saranno viste come una minaccia per la prosperità e il futuro dei cittadini europei. Non è una prospettiva incoraggiante: perché quando una società matura la convinzione che determinate istituzioni non servono i suoi interessi, o addirittura li ledono, diventa insofferente, e il suo primo, comprensibile istinto è di scrollarsi di dosso un apparato di cui sente ormai solo il peso.

Ognuno può trarre le conseguenze che crede da un simile scenario. Ma i federalisti europei non dovrebbero avere dubbi: è indispensabile che questo schema – questa percezione – si rovesci e che l’Unione Europea torni ad essere per i suoi cittadini una risposta, una speranza e una promessa di futuro. Per l’esattezza: l’unica risposta, l’unica speranza e l’unica promessa di un futuro accettabile. I cittadini europei dovrebbero sentirsi coinvolti nella costruzione di una prospettiva concreta di sviluppo – un nuovo modello di sviluppo, aggiungo: perché si tratta di essere creativi. Dovrà trattarsi di uno sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile, fondato sulla conoscenza. Spetta all’Europa realizzare la sintesi fra economia e cultura, dimostrando al mondo che l’una non può esistere senza l’altra.

Qualunque sia l’iniziativa che le forze democratiche e federaliste decideranno di assumere, un piano europeo per lo sviluppo, che riprenda il discorso abbandonato di Lisbona e indichi un futuro ai cittadini dell’Unione, dovrebbe esserne al tempo stesso il contenuto fondamentale e il marchio evidente. Dovrà esistere nel più breve tempo possibile una politica economica europea, con una politica industriale europea che preveda un grande piano di investimenti in infrastrutture, ricerca e formazione, orientato a quella grande (benché graduale) riconversione della produzione in senso ecologico che ormai tutti giudicano necessaria e improrogabile.

Al tempo stesso è chiaro che un simile piano può essere realizzato solo se l’assetto istituzionale dell’Unione verrà riformato in senso federale: perché occorrono risorse che l’attuale struttura del bilancio comunitario non garantisce, occorre una finanza pubblica europea, occorre rimuovere il diritto di veto in materia di politica economica e fiscale. Inutile aggiungere che i tempi sono decisamente propizi, nonostante le prevedibili resistenze, perché una politica europea di bilancio vincolante esiste già di fatto, e proprio in questi giorni si sta mettendo mano a un’armonizzazione delle politiche fiscali, mentre una riforma anche sostanziale dei Trattati appare solo una questione di tempo. Tabù decennali stanno crollando uno dopo l’altro sotto l’urto degli eventi, e sarebbe davvero imperdonabile se la politica si tirasse indietro in una simile circostanza: i costi futuri si rivelerebbero presto insostenibili.


Una proposta

Per fortuna non si richiede di partire da zero. Al contrario: esiste una maggioranza nel Parlamento Europeo favorevole a imboccare questa strada. Ce lo rivela la Risoluzione approvata il 20 ottobre scorso contenente raccomandazioni puntuali alla Commissione Europea per un rafforzamento della governance dell’Eurogruppo e dell’intera Unione. Il federalista che legga anche solo la V raccomandazione in allegato avrà già parecchi motivi di soddisfazione, perché vi troverà, fra l’altro, espliciti riferimenti alla necessità di istituire una finanza pubblica europea e un Tesoro europeo: in breve, l’ossatura di un futuro governo europeo dell’economia, da realizzarsi mediante la cessione di quote decisive di sovranità dagli stati membri all’Unione.

Esiste dunque una maggioranza nel Parlamento Europeo, e noi sappiamo che esiste anche un’avanguardia: il Gruppo Spinelli. Costituitosi negli ultimi mesi del 2010, il Gruppo annovera fra i suoi membri personalità di eccezionale rilievo, sta raccogliendo il consenso di tutti i principali gruppi parlamentari e si è già mostrato capace di esercitare un’influenza determinante sul Parlamento, come hanno messo in luce le vicende (non ancora concluse) relative all’approvazione del bilancio comunitario per il 2011.

Su impulso del Gruppo si potrebbe perciò costituire una commissione di esperti (tra i quali membri qualificati del Movimento Federalista Europeo) per l’elaborazione di un progetto organico di investimenti federali per lo sviluppo sostenibile, tale da conferire sostanza e credibilità agli obiettivi della strategia UE 2020: non quindi una raccomandazione generica, ma una risoluzione che proponga un progetto specifico e articolato, centrato sull’idea di sviluppo, però con un corollario di riforme istituzionali che gli diano implicitamente la stessa carica innovatrice che ebbe nel 1984 il Trattato Spinelli e mirino a istituire, di fatto, una Federazione europea.

Se un’azione del genere venisse impostata esisterebbe ancora un pericolo da scongiurare: il rischio che l’iniziativa federalista portata avanti dal Parlamento Europeo si ritrovasse isolata, e per questo incapace di prevalere su un’eventuale opposizione del Consiglio. Ciò che appunto si verificò nel 1984. Se tale rischio sussiste è perché manca sulla scena europea l’attore più decisivo: i partiti politici nazionali. Il loro appoggio ad un’iniziativa federalista sarebbe indispensabile. Non bisogna dimenticare che dietro un Ministro e un Commissario europei c’è sempre un partito, la cui influenza al momento giusto potrebbe essere determinante.

In questo il Movimento Federalista Europeo può avere un ruolo preciso: contattare i responsabili per le politiche europee dei diversi partiti e farli discutere intorno al tavolo di un interforum federalista, con l’obiettivo, dopo avere trovato un accordo, di redigere un documento di indirizzo politico da sottoporre agli organi dirigenti dei rispettivi partiti perché si facciano carico della questione europea e si impegnino ad appoggiare, in tutte le sedi (Parlamento, Commissione, Consiglio dell’Unione, Consiglio Europeo), l’azione federalista del Parlamento Europeo.

Infine, e per l’intera durata dell’iniziativa, sarebbe altrettanto importante che il contenuto e la finalità del progetto fossero comunicati, servendosi di tutti i canali possibili, ai cittadini e ai diversi soggetti della società civile, ponendo sempre l’accento sulle prospettive di sviluppo economico e sociale che la sua attuazione garantirebbe.

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di Sandro Gozi

Veltroni nel suo discorso al Lingotto ha giustamente rilanciato la nostra proposta di eleggere un “presidente dell’Europa”. In Europa abbiamo dei popoli, da “unire nella diversità”, ma non abbiamo vere elezioni “europee” né un vero “governo europeo”. Ciò non è dovuto più solo o tanto a carenze istituzionali, quanto ad una palese assenza di volontà e di coraggio politico da parte dei leader dei governi e dei partiti nazionali ed europei. Perché già oggi potremmo legare più direttamente le elezioni europee alla scelta del capo dell’esecutivo europeo, potremmo avere un “presidente dell’Europa” e potremmo avere elezioni veramente europee con partiti transnazionali. Ci provammo nel 2009, col Partito Democratico Europeo, proponendo Guy Verhofstadt o Mario Monti. Allora, ci scontrammo con lo scetticismo del Pse, che ora invece sembra aver cambiato posizione. È questa in ogni caso la battaglia che noi democratici dobbiamo fare, in vista delle prossime elezioni del 2014 e in coerenza con le ragioni del Pd: superare gli schemi della politica del Novecento in Italia, proporre un’alternativa politica e democratica in Europa.
Il trattato di Lisbona ci consente infatti di eleggere un “presidente dell’Europa” senza necessità di ulteriori modifiche costituzionali. Vediamo come. Innanzitutto, quando parliamo di “presidente dell’Europa”, pensiamo ad un presidente con poteri esecutivi. Nell’Unione europea – che non nasce in base al principio della separazione dei poteri, ma della commistione di funzioni – ciò significa andare alla ricerca delle funzioni esecutive all’interno delle diverse istituzioni. Nel caso del presidente, dobbiamo guardare al Consiglio europeo e alla Commissione europea: per avere un “presidente dell’Europa”, occorre che le funzioni di “presidente del Consiglio europeo” (oggi esercitate dal belga Herman Van Rompuy) e quelle di “presidente della Commissione europea” (Josè Manuel Durao Barroso) siano attribuite alla stessa personalità.
Possibile? Certamente.
In base al trattato di Lisbona «il presidente del Consiglio europeo non può esercitare un mandato nazionale». Viene così sancita un’esplicita incompatibilità tra questa carica europea e cariche nazionali; implicitamente, però, viene anche ammessa la possibilità di cumulare la carica di presidente del Consiglio europeo con quella di presidente della Commissione europea. Questa formula è il frutto di una battaglia “sull’aggettivo” (“nazionale”, ma non “europeo”) che sotto la presidenza di Romano Prodi conducemmo con successo nel 2003 durante i lavori della Convezione sul futuro dell’Unione, assieme ai commissari Michel Barnier e Antonio Vitorino e con Giuliano Amato, allora vicepresidente della Convenzione stessa. Se le due cariche coincidessero, si assicurerebbe veramente più coerenza, più controllo democratico e meno frammentazione nell’azione esecutiva condotta da un vero e proprio presidente dell’Unione europea.
Parallelamente, accentuando la “parlamentarizzazione” del sistema politico europeo, già da tempo in corso, dobbiamo scegliere la personalità che dovrebbe ricoprire l’incarico di presidente dell’Unione europea attraverso le elezioni europee, chiedendo a tutti gli aspiranti a tale incarico di candidarsi alle elezioni europee.
Sempre in base al trattato di Lisbona, il parlamento europeo deve “eleggere” il presidente della Commissione: i vari partiti politici europei, quindi, potrebbero indicare il loro candidato, con l’accordo (di gruppi politici e governi) di eleggere presidente della Commissione il candidato del partito, o dell’alleanza di partiti, che risulti vincitore delle elezioni europee del 2014. Sarebbe infatti molto difficile per i capi di stato e di governo europei, riuniti nel Consiglio europeo (che devono «tenere conto» delle elezioni europee nel designare il presidente della Commissione) indicare come presidente della Commissione e sottoporre al voto parlamentare una personalità diversa da quella legittimata con voto popolare (che dovrebbero poi nominare anche presidente del Consiglio europeo per farne un vero “presidente dell’Unione europea”).
Rimane però aperta la questione della reale legittimità democratica di questo presidente, che non può basarsi su soluzioni istituzionali ma che richiede uno spazio politico europeo più forte e veri partiti politici europei, anziché le deboli confederazioni di partiti nazionali che oggi abbiamo in Europa. Ecco perché tale scelta dovrebbe venire accompagnata dalla modifica del sistema elettorale per il parlamento europeo. Modifica che dovrebbe portare ad un sistema elettorale veramente uniforme in tutti gli stati e ad una quota crescente di eletti non in liste di partiti nazionali ma in liste europee transnazionali, totalmente svincolate dalla nazionalità e dal territorio e basate unicamente sulla condivisione di una visione e proposta politica per l’Europa e un candidato alla sua Presidenza.
Andrew Duff, europarlamentare liberale, sta lavorando per una prima riforma in tal senso, con l’aggiunta agli eletti nelle liste nazionali di un esiguo numero di eletti in liste transnazionali. Non solo tale proposta va sostenuta con forza, ma occorre anche pensare ad un sistema che permetta, progressivamente, di aumentare le quote degli eletti nelle liste transnazionali e diminuire quelli nelle liste nazionali.
Una doppia riforma di questo genere, presidente dell’Unione europea eletto in liste transnazionali, permetterebbe veramente di rompere i 27 muri politici, mediatici, culturali nazionali che fanno delle elezioni europee delle elezioni di serie B, una sorta di test sulla (im)popolarità dei vari governi in carica. E soprattutto, tale riforma renderebbe evidenti a tutti le insufficienze e le debolezze degli attuali “partiti politici europei”, la necessità di superare le loro divisioni novecentesche e di costruire nuove forze e alleanze attorno al progetto per l’Europa e alla personalità che dovrebbe eseguire quel progetto come “presidente dell’Europa”. Un volto noto a tutti gli europei, un’idea scelta dagli europei, un’azione di cui rendere conto ai parlamenti e ai cittadini europei, in un’Europa più democratica.

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